Prendiamo il partito della Lega, prendiamo Salvini. Diamo una letta al profilo facebook di Matteo Salvini, leggiamo: “Il governo Renzi sta cercando altri 20.000 APPARTAMENTI, posti letto in albergo, residence, campeggi e villaggi vacanze, per ospitare i CLANDESTINI che sbarcheranno in Italia.
Ovviamente, a spese degli italiani. Una VERGOGNA, contro cui la Lega si opporrà in ogni maniera. Se servirà, anche occupando quegli appartamenti. Non ci sono 20.000 italiani in difficoltà da aiutare???”. 3652 mi piace, 464 condivisioni. Ma non solo, grazie alla sua politica urlata e ad un ampio uso di stereotipi è riuscito ad imporsi come prima forza del centro destra anche in territori che non erano mai stati pro lega registrando inoltre una crescita di consensi e bacino elettorale.
- Vediamo come mai l’uso di stereotipi in politica risulta essere un arma vincente e un successo assicurato.
Partiamo dal presupposto che la realtà che ci circonda è complessa e infinitamente varia, quindi uno dei processi più naturali messi in atto dall’uomo è di operare una semplificazione del mondo che lo circonda mediante un processo di selezione e categorizzazione. Così da poter raggruppare quanti più oggetti o soggetti possibili in un’unica categoria in base a determinate caratteristiche reputate comuni. Questo tipo di processo porta però a formarsi dei giudizi a priori su un determinato oggetto o soggetto, spesso determinati dall’esperienza.
Pensiamo ad esempio a un cane, nello specifico un pastore tedesco. Nella nostra categoria mentale lo individuiamo come un quadrupede dal pelo fulvo e nero e con le orecchie appuntite. Immaginiamo di essere stati morsi proprio da un pastore tedesco. Il giudizio generale che ne avremo(semplificato) è che i cani di quella razza sono mordaci, perciò tenderemo ad essere più diffidenti nei confronti dei pastori tedeschi.
La semplificazione, risulta essere un processo naturale ed estremamente efficace attuato dall’uomo per conoscere la realtà, e lo stereotipo si inserisce in questo processo.
Lo stereotipo potremmo definirlo come un’idea stampata in testa e difficile da modificare che porta a generalizzazioni astratte non collegate a processi razionali che è inoltre allo stesso tempo statico e dinamico. Statico perché congela un’idea o una concezione e dinamico per la facilità con la quale riesce a diffondersi, essere ricevuto e adattato.
Una tendenza di notevole importanza, dimostrata da Lipmann, un sociologo e giornalista degli anni ’20-’30 del secolo scorso, è quella di fondare la propria conoscenza su immagini che gli individui si formano o che gli vengono fornite, questo perché molto spesso la maggior parte dei fatti avviene fuori dal loro campo visuale risultando difficili da comprendere. Perciò per la maggior parte degli individui la conoscenza avviene indirettamente e mediata da agenti terzi dai quali dipendono anche i giudizi a priori su un determinato soggetto oggetto.
Tenendo bene a mente questi processi non risulta difficile capire alcune delle ragioni per le quali la politica ricorre ampiamente all’ uso dello stereotipo.
In prima istanza per semplificare processi molto complessi e renderli più comprensibili e condivisibili dai cittadini. E perché ciò avviene? Per la ricerca del consenso, basato anche su un rapporto empatico con i propri elettori.
Ma se un tempo la politica poteva essere uno strumento per mettere a confronto differenti interessi, un’occasione di mediazione che originava una dialettica produttiva, oggi sempre più si riduce a un dar voce al senso comune se non addirittura a istanze populiste.
In questo cambiamento un ruolo importate è stato svolto dai mass media, che spesso diventano strumento per veicolare stereotipi funzionali al gioco politico, diffondendo convinzioni nella popolazione adulta che andranno a legittimare le azioni politiche. Giusto per fare un esempio, pensiamo all’uso che viene fatto degli stereotipi sui Rom a scopo elettorale, sempre per non cambiare soggetto, Salvini proprio grazie ad essi ha visto aumentare i propri consensi di diverse migliaia di cittadini.
Perciò una volta presentato un problema complesso, mediante una semplificazione e stereotipizzazione, che come abbiamo visto presenta il vantaggio di far presa velocemente e diffondersi rapidamente, si potranno fare derivare anche i giudizi a priori sul come giudicare o meno un problema( si veda sempre l’esempio dei Rom, su come si può diffondere il giudizio che siano criminali) e da lì offrire una rapida(se non semplificata) soluzione su quello che è stato indicato come essere il problema. Potendo contare anche sui media che diventano un enorme cassa di risonanza per tali processi.
Se quindi la semplificazione risulta essere un processo naturale che l’uomo attua per la conoscenza del mondo e spesso lo stereotipo risulta funzionale ad esso, qui ci troviamo di fronte ad un uso strumentale giostrato da politici che creano ad hoc stereotipi, giudizi, orientando il nostro modo di pensare e vedere i problemi.
Perciò forse un primo passo sarebbe prendere coscienza di tale utilizzo strumentale e al prossimo urlo da parte di esponenti della Lega riguardo agli immigrati proviamo a pensare che questi “immigrati” che sono tutti “clandestini”, “che rubano il lavoro agli Italiani”, sono semplificazioni, sterotipizzazioni che valgono loro svariate migliaia di consensi in più.