Mattino, appena alzati. Un bel caffè e smartphone in mano a scorrere la bacheca di Facebook o Twitter. Oramai i social media sono entrati a far parte della nostra quotidianità e i politci, ma non solo ne sono consapevoli. Ecco perché quasi nessun politico manca all’appello e lo possiamo seguire su Facebook o Twitter.
Ci troviamo di fronte a una nuova epoca, l’era dei tweet e di Facebook, che stanno assumendo sempre più importanza e si affiancano al linguaggio politico mediato dalla televisione.
In Italia il 1994 fu l’anno in cui Berlusconi decise di entrare in politica e scelse il mezzo televisivo per la propria campagna elettorale. Fu un successo strepitoso. Da quell’anno in poi il linguaggio della politica è cambiato. I comizi non venivano più fatti in piazza ma in televisione. I politici diventavano quasi dei divi, dei personaggi popolari.
Il linguaggio politico da quell’anno cominciò a cambiare adattandosi rapidamente al nuovo mezzo. Frasi brevi e incisive da sembrare slogan pubblicitari che devono fare presa rapidamente, suscitare emozioni e poter essere condivise.
Insomma la politica comincia a diventare un prodotto da commercializzare e sponsorizzare alla stregua di qualsiasi altro, con la differenza che in ballo ci sono voti e consensi favorevoli raggiunti. Per strutturare le campagne elettorali inoltre cominciò a comparire uno strumento che con gli anni diventerà sempre più fondamentale: Il sondaggio. Esso è ciò che consente di analizzare le preferenze del pubblico e grazie ad esse creare delle proposte politiche che possano riscuotere successo tra gli elettori.
La politica come abbiamo già detto con gli anni si è fatta sempre più spettacolare tanto che nella tv italiana la fa da padrona. Accendendo la tv troviamo programmi dedicati specificamente alla politica, come talk-show che diventano spazio per dibattiti politici. Ma non solo, ospiti politici non mancano in nessun tipo di trasmissione, dai reality show, a programmi di intrattenimento domenicale. I politici diventano sempre più delle celebrità.
La politica diventa più personale(è più importante l’uomo politico che il partito) e autoreferenziale. E l’affluenza alle urne registra ogni volta un calo. Bisogna trovare un modo per raggiungere i propri elettori e quale miglior mezzo se non i social media? Con circa 25 milioni di utenti attivi al mese nel 2015, dati in crescita rispetto all’anno precedente.(Audiweb)
Così anche i politici italiani approdano in rete sulla scia del successo Usa di Obama, che strutturò la propria campagna elettorale su Twitter. Ma non solo c’è anche chi prima di altri ne aveva fiutato le potenzialità come Beppe Grillo che grazie al suo blog ha fatto si che si organizzasse un movimento politico.
Ci si è resi presto conto dei vantaggi che questi nuovi mezzi di comunicazione presentano, come la possibilità di creare un rapporto diretto col cittadino ponendo le basi per una comunicazione bidirezionale, la possibilità da parte dei politici di sottrarsi al processo di mediazione delle informazioni da parte della tv, ma informare direttamente i propri elettori delle proprie attività e dei propri programmi, la possibilità di strutturare campagne elettorali e veicolare le proprie idee e opinioni a costo quasi nullo, e infine la possibilità di comunicare in qualsiasi momento ad un pubblico potenzialmente globale.
Molto spesso però l’utilizzo da parte di politici di social media o nuovi mezzi di comunicazione appare inefficace. Perché?
Perché frequentemente i social media o blog vengono utilizzati e trattati utilizzando un linguaggio inadatto, applicando ad esempio le medesime tecniche comunicative che valgono per la tv. Ogni mezzo, però ha il proprio linguaggio, perciò ciò che vale per la tv non vale per il web. Oppure vengono utilizzati come strumenti funzionali per raccogliere informazioni in merito a ciò che pensano le persone, quali sono i temi che maggiormente stanno a cuore, senza, invece, promuovere un reale dialogo o comunicazione bidirezionale.
C’è però, chi sapendo padroneggiare in modo efficace le nuove tecnologie e i linguaggi dei social media ottiene dei risultati sorprendenti ricreando in rete i comizi che un tempo avvenivano in piazza con la partecipazione dei cittadini e dando origine a uno scambio dialogico.
La rivoluzione che l’utilizzo dei social media può portare nella politica, è infatti quello di promuovere una maggior partecipazione e una democrazia pressoché diretta, perché la comunicazione può effettivamente essere bidirezionale consentendo a tutti i cittadini di rispondere e dialogare con chi hanno scelto a rappresentarli. Al momento quello che manca è un utilizzo pieno ed efficace di questi nuovi mezzi, ma come per ogni novità ci vuole del tempo affinché venga utilizzato al massimo delle sue potenzialità.