Uno dei temi più rilevanti del nostro tempo è il comprendere come la nostra vita sia stata cambiata con l’avvento delle nuove tecnologie.
Praticamente nessuno, persino quello meno tecnologico, si sognerebbe mai di uscire senza il proprio cellulare e ancora meno nessuno -o quasi- si sognerebbe di salire 8 piani di scale a piedi con le bottiglie d’acqua se avesse nel proprio palazzo l’ascensore. No, noi tutti utilizziamo sempre la tecnologia. Siamo diventati tutti tecnologici, chi più chi meno.
Ci sarebbe molto da dire sul tema ma oggi scriverò un articolo sul lavoro e come questo sia cambiato attraverso l’utilizzo sempre più frequente delle nuove tecnologie e come queste siano diventate quasi imprescindibili in numerosi campi.
I giovani, maestri nell’utilizzo dello smartphone, sono i migliori grazie alle loro rapide risposte via e-mail, sebbene anche i più grandicelli si diano da fare.
In molte aziende soprattutto per quanto riguarda il customer care diventa fondamentale la risposta: rapida, efficace ma soprattutto veloce per l’acquirente. In molti lavori, spesso eseguiti autonomamente dagli impiegati presso le loro private abitazioni, le direttive dai propri capi così come i progetti a cui devono dedicarsi vengono fornite tramite la casella di posta elettronica. Persino la presentazione di domande per sussidi, borse di studio o concorsi possono essere agevolmente inviate tramite pec ossia posta elettronica certificata dal costo irrisorio che permette di risparmiare tempo. Si sa, il tempo è denaro e mai come oggi questo è diventato un mantra.
Sebbene tramite internet si abbia la possibilità di effettuare quasi tutto – e chi ha un telefono di ultima generazione sa sfruttare in perfetta autonomia tale mobilità – questo rappresenta un grande contro.
Il “timbrare” il cartellino in anni passati all’uscita dall’azienda era la prova di aver finito il proprio lavoro, ora il proprio lavoro viene sempre più portato nelle proprie abitazioni, all’interno del privato. Non esistono più ore di lavoro e ore dedicate alla famiglia o agli affari personali, il tempo è unico e indivisibile. L’essere sempre connessi con la rete sociale via smartphone fa sì che non vi sia più una via di mezzo.
Uno degli elementi fondamentali è diventata la reperibilità. Giorno o notte, ferie o meno, nel caso di determinati lavori bisogna essere sempre rintracciabili, perché nel 2015 non si finisce mai di lavorare o di curare la propria immagine pubblica attraverso i social network.
I social network diventano quindi fondamentali per un’azienda che voglia essere definita tale. Ogni azienda avrà una pagina sui social e centinaia di opinioni commenteranno l’operato di questa, consigliandola o meno ad un pubblico invisibile, che deciderà di avvalersi dei servizi della suddetta attraverso una recensione spesso anonima su qualche sito. Pertanto uno degli insoliti impieghi sorti negli ultimi tempi è quello di occuparsi delle pagine dei social network aziendali, diventando un vero e proprio lavoro full time e specializzato da addetti al settore.
Il tempo dei lavoratori è unico e indefinito, così come la separazione tra il pubblico ed il privato è molto sottile. Anche il luogo, e non solo il tempo come abbiamo visto precedentemente, non è più stabilito. Poiché il tempo è di per sé “spalmato” su 24 ore, anche il luogo non è più l’ufficio alla cui chiusura termina la giornata lavorativa, ma tutto il mondo può diventare il luogo di lavoro.
In definitiva la vera domanda è: le nuove tecnologie hanno migliorato o peggiorato la nostra vita lavorativa?
Se da un punto vista hanno permesso di semplificare il lavoro consentendo un grande risparmio di tempo e di energie, come nel caso del dattiloscrivere mille volte la stessa lettera o lo stampare scrivendo una sola volta al computer, d’altra parte queste migliorie hanno però un lato negativo che imperversa sull’uomo, infatti l’uomo è circondato e pervaso dalla tecnologia. L’uomo per vivere bene ha bisogno di spazi privati e di relax, pertanto trovo interessante (e per certi versi inquietante) come in un mondo lavorativo semplificato rispetto al passato, l’uomo si dichiari stressato dal proprio lavoro e talvolta depresso.
In questi tempi di crisi in cui bisogna tenersi stretto il lavoro dunque ci si dovrebbe interrogare: si lavora per vivere o si vive per lavorare? A voi la risposta!