Lo spettro della crisi si aggira ancora sull’economia globale. Il suo respiro gelido fa tremare l’Europa intera: alcuni paesi sembrano soffrire meno la sua influenza, ed iniziano a reagire, altri, come l’Italia, patiscono maggiormente la sua presenza e stentano a riprendersi.
Il Bel Paese vive questa lugubre infestazione come la peggiore delle notti senza stelle, ove in pochi hanno il coraggio di metter piede fuori dalla porta della propria casa. Il mercato del lavoro, dicono i dati Ocse, chiuso in sé stesso come paralizzato, patisce la presenza di questo spettro e non accenna a ripartire.
I dati sull’occupazione son inquietanti, e parlano di un tasso di disoccupazione che ha ormai raggiunto il 12,7%. La situazione è ulteriormente peggiore se si guarda alla vicenda da una differente prospettiva, puntando lo sguardo sui giovani e la loro situazione. La presenza dello spettro si fa palpabile, lasciando alle sue vittime il dato di una disoccupazione giovanile addirittura del 42,7%.
Come nella tragica caccia alle streghe di Salem, numerosi personaggi politici hanno mosso accuse e proposto le loro ricette, a volte accettate, a volte no, dai vari governi che si sono susseguiti alla guida di questa improvvisata inquisizione. Lo scopo era quello di debellare l’infestazione fatale, e dare finalmente respiro al popolo afflitto.
Oggi, dopo vari insuccessi, il nuovo governo è guidato dal premier Matteo Renzi, ed elabora nuove strategie per allontanare la minaccia dell’infame creatura. Per fermare lo spettro è necessario bruciare le streghe che questi si lascia alle spalle, e pertanto il governo sistema i tronchi per allestire il nuovo rogo. Il nuovo strumento è pronto ed ha preso il nome di “garanzia giovani”. Si tratta di una soluzione che può porre fine al periodo buio, o è il perpetuarsi dello scempio di Salem?
Garanzia giovani, come si evince dal nome stesso, è un progetto pensato per aiutare i giovani, di età compresa tra i 18 e 29 anni, ad entrare in contatto con il mondo del lavoro, permettendo loro di fare esperienza ed essere eventualmente assunti grazie ad agevolazioni a favore delle aziende. L’idea, di base, promette fresco ossigeno da erogare ad un mercato del lavoro ormai soffocato.
Ma anche la più nobile delle intenzioni e la più geniale delle idee, se mal gestite e prive di controllo adeguato, rischiano di trasformarsi in una nefasta arma a doppio taglio. Certo è, che noi in Italia, non siamo certamente rinomati per le nostre capacità di controllo, ed anzi, una certa furbizia è quella che ci rende campioni nel confermare il proverbio: fatta la legge, trovato l’inghippo.
Questo provvedimento porta con sé un rischio ben peggiore del male che vorrebbe curare. Per aiutare i giovani infatti, si discrimina tutta quella fascia di popolazione che ha ormai superato i 29 anni, rischiando in questo modo di tagliarla fuori dal mercato del lavoro, attraverso regole che di fatto la rendono poco competitiva poiché poco appetibile ad eventuali datori di lavoro.
Sui giornali o sui siti internet che pubblicano offerte di lavoro, abbondano gli annunci nei quali si richiede l’iscrizione al progetto garanzia giovani, con relativo limite massimo di età fissato ai 29 anni. Chi ha ormai raggiunto i 30 viene automaticamente escluso da un mondo del lavoro che sembra dirgli: tu ormai hai già vissuto!
Se il lavoro è ciò che ci dà identità e ci integra socialmente, è giusto considerare ormai morto chi ha raggiunto il limite fatidico dei 30 anni?
A questo interrogativo retorico, giunge presto la risposta di chi fa notare come questo progetto, sia pensato non tanto per dare ai giovani un posto di lavoro (anche), ma soprattutto per permettere loro di fare quell’esperienza, sempre più richiesta, che serve come requisito fondamentale per poter finalmente iniziare a lavorare. Un’esperienza che, evidentemente, “i più grandi” hanno già maturato.
In quest’ottica dunque, non si avvantaggia nessuno a discapito di altri, si pongono semplicemente tutti in un’egual condizione di partenza, dando a tutti pari possibilità di accesso al mercato del lavoro. Ma è proprio a questo punto della storia che riemergono le streghe di Salem, quando quel “fare l’esperienza necessaria” si trasforma nel lavoro stesso.
Sul sito del progetto, sono numerosi gli annunci pubblicati dalla aziende che aderiscono allo stesso. I tipi di contratto proposto sono tuttavia quasi tutti di tirocinio, apprendistato, stage o tempo determinato. Il sistema prende così le sembianze di un grande lago da cui pescare mano d’opera a basso costo. Quel che si offre non è più un’esperienza, ma un lavoro mal pagato in cui parte del salario viene pagato dallo stato, con grande risparmio per il datore di lavoro.
Si rimane sgomenti nel leggere la contraddittorietà di annunci in cui si ricercano apprendisti (persone che ancora devono imparare), con previa esperienza, per ricoprire il ruolo di portalettere, con paga mensile lorda di 500 euro. Come si impara o come si insegna una tale mansione?
Il progetto garanzia giovani, così configurato, è per i giovani stessi tutto fuorché una garanzia. A meno che, ovvio, non si voglia intendere nel senso di garanzia di precariato e sfruttamento, in cui il giovane si trasforma in un ingranaggio poco costoso da poter sostituire liberamente per uno più economico.
Il mercato del lavoro non respira! Soffoca nuovamente nei fumi del rogo di Salem, su cui ora, brucia il lavoratore, la cui figura nella società viene sostituita da una specie di giovane schiavo con sempre meno diritti.
L’articolo 36 della Costituzione della Repubblica Italiana questo afferma e sancisce:
Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
Che la caccia alle streghe riprenda!