Ultimamente, spopolano in rete le classifiche delle migliori università in Italia e nel mondo. Si prendono in considerazione indicatori di vario genere, dal totale degli iscritti, alle percentuali di studenti stranieri o fuori-sede, dalla ricchezza dei laboratori al numero di biblioteche. Svettano così in pole position l’università di Verona, l’ateneo di Trento e il Politecnico di Milano.
Ma chi meglio di uno studente può descrivere pregi e difetti della propria università? Abbiamo rivolto delle semplici domande a tre studenti universitari, iscritti a diverse accademie del mondo, con l’obiettivo di tracciare il profilo dell’ università perfetta secondo uno studente.
Presentiamoli brevemente. Iniziamo da oltre oceano con Idalia, iscritta al quarto anno (senior student) alla University of Chicago (USA). Proseguiamo con Sari, all’ ultimo anno della University of Copenhagen (Danimarca) e finiamo con Gianluca, iscritto al primo anno del master in “Diritti Umani e Azione Umanitaria” a Sciences Po, Parigi.
Quali sono i problemi più evidenti nella tua università?
Idalia:
- il costo. La mia è un’università privata, ma non credo che questo sia abbastanza da giustificare i circa 60 mila dollari di retta annuale. I ricchi pagano l’intero ammontare, quelli che vengono dalla classe media si indebitano e i più poveri, come me, pagano poco o quasi niente;
- il “privilegio“. Anche se l’università fa molti sforzi, rimane il fatto che la maggioranza degli studenti sia molto ricca e questo contribuisce a rendere stratificata la popolazione degli studenti;
- il lavoro. La mia università è fiera del suo “spirito intellettuale”, ma ciò ha delle ripercussioni psico-fisiche sugli studenti. E’ tanta la pressione di riuscire, “be successful” e ci sono molti studenti che per questo soffrono di alcolismo, sfiducia in se stessi e depressione, anche se non è una realtà molto evidente.
Sari: il governo e le sue nuove riforme. Lo scorso anno è passata una riforma che obbliga gli studenti a terminare prima i propri studi. Questo rende molto difficile agli studenti prendersi una pausa dagli studi tra un anno e l’altro e significa anche avere poco tempo da dedicare ad esperienze importanti (come l’Erasmus). Di conseguenza gli studenti perdono di motivazione, l’amministrazione si sovraccarica di lavoro e l’Università spreca un sacco di soldi che potrebbero essere impiegati per la promozione di corsi o dell’ambiente scolastico.
Non credo che il mio corso (di arti e culture) faccia abbastanza per migliorare l’ambiente sociale, sono pochi infatti i gruppi di lavoro e non impariamo a mettere in pratica ciò che studiamo con la teoria.
Gianluca: l’insegnamento delle lingue straniere, l’omogeneità sociale degli studenti – in maggioranza provenienti dalle classi più agiate – e la rigidità del metodo di istruzione.
Sei soddisfatto della tua università? (Perché sì e perché no)
Idalia: dipende, la mia università è molto bella, ha uno stile “Oxfordiano” che mi piace molto, amo la cultura “Hipster” che si respira, avere dei professori brillanti che hanno vinto il premio Nobel e dei compagni altrettanto brillanti che lo vinceranno in futuro. Per uno studente poco fortunato economicamente come me, l’università ha fatto molto, per esempio ha reso possibile il mio Erasmus a Parigi.
Amo Chicago, è una città palpitante, piena di cose da fare. Tuttavia, l’atmosfera che si respira all’università è troppo stressante psicologicamente. C’è troppo lavoro e troppa competizione.
Sari: dopo essere stata in erasmus a Parigi, ho saputo apprezzare di più la mia università. Mi piace l’atmosfera che c’è qui, il rapporto informale tra studenti e professori. Le mie opinioni e teorie sulla letteratura sono seriamente prese in considerazione dai miei professori e sono incoraggiata ad essere in disaccordo con le “autorità”. La struttura della mia università è nuova e si può dire sia stata pensata per soddisfare le esigenze degli studenti: ci sono molte aule studio, e altre dove potersi incontrare, café e bar.
Gianluca: nel complesso sono soddisfatto della mia università. Gli studenti sono ben selezionati, i professori solitamente sono competenti, l’ambiente è internazionale e vengono offerte molte opportunità per quanto riguarda stage e soggiorni all’estero. Inoltre, l’università offre molte organizzazioni studentesche, attività culturali e sportive.
Quali sono le caratteristiche che secondo te dovrebbe avere l’università perfetta?
Idalia: dovrebbe essere un bel luogo, con professori competenti, ricca di organizzazioni studentesche (club). Un posto di cui la comunità possa beneficiare, dove allo studente sia concesso divertirsi, crescere e ricevere un’educazione valorizzante.
Sari: dovrebbe bilanciarsi tra due tendenze, promuovere la ricerca per amore della ricerca stessa e aiutare a rendere gli studenti adatti al mondo del lavoro. Per esempio la mia facoltà potrebbe incentivare la collaborazione con l’attuale mercato del libro invece che focalizzarsi soltanto sullo studio teorico. Dovrebbe fare uno sforzo per migliorare l’ambiente sociale universitario, per incrementare la motivazione degli studenti e promuovere l’inclusione di studenti stranieri facilitando il loro incontro con quelli nativi.
Gianluca: L’università perfetta secondo me dovrebbe garantire una buona qualità di insegnamento, senza tuttavia imporre un metodo che potrebbe limitare la libertà intellettuale degli studenti.
Gli studenti dovrebbero essere selezionati in base al merito, ma maggiori opportunità dovrebbero essere offerte a minoranze e alle classi più svantaggiate (la diversità non è soltanto garantita dalla dimensione internazionale di un’università).
E’ anche importante che l’università offra attività culturali e sportive, soggiorni all’estero e opportunità lavorative. Maggiore importanza dovrebbe essere data all’insegnamento delle lingue e l’università dovrebbe, quando possibile, cercare di creare un senso di unione e solidarietà tra gli studenti: la mia al contrario favorisce uno spirito molto individualista e competitivo.
E per voi, quali caratteristiche dovrebbe avere l’università perfetta?