L’entrata del museo d’arte contemporanea di Bologna(Mambo) e’ maestoso, in pochi indovinerebbero che cento anni fa ospitava il forno cittadino dove si produceva pane. Un luogo che era fulcro del cibo per il corpo trasformato in luogo dell’arte, ovvero cibo dell’anima,

Il Mambo comincia a esistere com entità indipendente nella seconda meta degli anni Novanta, quando lo spazio per le opere d’arte contemporanea nella Galleria nazionale era diventato troppo piccolo. Il trasloco delle opere, avvenuto il 5 maggio 2007, presso l’ex forno, ristruttura completamente la vocazione del museo: il Mambo diventa un centro sperimentale per l’arte contemporanea, con una sua identità cittadina e nazionale.

Uno dei punti di forza è di certo la collocazione all’interno della manifattura delle arti, un complesso architettonico retaggio di quella che fu la bologna industriale e mercantile dal Seicento ai  primi del Novecento; con il forno, il macello e l’industria dei tabacchi trasformati rispettivamente in Mambo, dipartimenti dell’università, cineteca con annesso centro di restauro di pellicole. Un progetto ambizioso che inaugura nel 2003 e termina nel 2011 con la riapertura del giardino del Cavaticcio e la completa pedonalizzazione della zona.

La collezione permanente del Mambo ospita opere di artista contemporanei che hanno animato gli anni dello spazioGam come per citare solo i più noti al grande pubblico: Marina Abramovic,Rrenato Guttuso, Maurizio Cattelan, Lucio Fontana, Mario Merz, Mario Schifano. La visita del museo si divide in percorsi che possono essere seguiti insieme e separatamente, rendendo la fruizione fluida e libera da ingessature di sorta. Ecco i titoli delle sezioni:

Arte e ideologia annovera le opere tra gli anni Cinquanta e Sessanta e racconta l’impegno civile  degli artista in particolare nella Bologna del laboratorio politico e intellettuale del Pci.

1968 arte povera e nuove prospettive dove si affacciano artistI come Pistoletto e Pascali che daranno vita proprio all’arte povera, il movimiento artistco piu conosciuto in campo internazionale del secondo dopoguerra;

1977 arte e azione dove attraverso opere,fotografía, stampe ci viene raccontato il ’77 bolognese, la sua complessità e le contraddizioni, la rivolta e il clima cittadino che si respirava in quell’anno fatale, gli happening di artista come Arnaldo Pomodoro e il suo tótem al centro di Piazza Verdi, mentre in cuffia si possono ascoltare tutte le registrazioni di radio Alice.

L’ informale con la sottrazione della arte al linguaggio figurativo e l’importanza di gesto e azione come in Burri ;

Arcangeli e l ultimo naturalismo, dove si mette in luce l’importanza di Francesco Arcangeli, direttore del Gam, per l’arte bolognese, fu lui infatti ad acquisire importanti opere del panorama regionale e soprattutto l’acquisizione già nel 1961, di una serie di incisioni dell’artista e amico Giorgio Morandi che diventerà il primo nucleo della collezione Morandi a palazzo d’Accursio.

Focus on contemporary italian art vuole essere un laborarorio di conoscenza ed esperienza delle pratiche di artista italiani degli ultimi trenta anni, quelli che si sono trovati ad operare dopo la conclusione dell’esperienza dell’arte povera e hanno visto la fine delle utopie e la disgregazione sociale.

Non vi resta che visitare il museo.