Dimmi che tempo fa e ti dirò come parli. Questa la nuova frontiera degli studi scientifici ed un traguardo tagliato raccogliendo i risultati di una ricerca interdisciplinare ed internazionale.
Una lingua non è fatta solo di parole e grammatica, ma è una rete di storie che mettono in relazione tutti gli individui che le usano. Tantissime lingue rendono il nostro pianeta vario e culturalmente ricco; eppure fino ad ora gli studi linguistici non avevano mai preso in così seria considerazione il fattore più concreto di tutti, cioè l’ambiente.
Infatti, prima che le differenze tra modalità di scrittura e tra generi testuali, la diversità si riscontra nel sistema dei suoni che, combinati in modo diverso, danno luogo a lingue differenti.
Al mondo esistono circa 6900 lingue, secondo il Rapporto Ethnologic 2009 che aggiunge una lista delle lingue più parlate. Tra queste 6900, 230 sono parlate in Europa, mentre il record di 2000 è in Asia. Naturalmente, esse non sono distribuite in modo uniforme ma, proprio come specie umana e vegetale, si diversificano nello spazio e nel tempo. Un’area che si distingue per la notevole diversità linguistica è la Papua Nuova Guinea che vanta 832 varietà linguistiche.
Tra le lingue più parlate al mondo il Centro Lingue Global Communications stila l’elenco delle prime 5:
- Cinese parlato da ben 1 miliardo 213 milioni di persone
- Spagnolo parlato da 329 milioni
- Inglese parlato da 328 milioni
- Arabo parlato da 221 milioni
- Hindi parlato da 182 milioni
La ricerca pubblicata sui Proceedings of the National Academy of Sciences, a firma di Caleb Everett dell’Università di Miami, Florida, e dei colleghi del Max-Plank-Institut in Germania e Paesi Bassi, conferma ciò che finora è stata solo e sempre una supposizione: i fattori ecologici condizionano il sistema sonoro delle lingue.
Lo studio si è basato su analisi delle caratteristiche della laringe umana ed è effettuato su parlanti dislocati in diverse parti del mondo. Testate circa 3700 lingue, cioè la metà delle lingue presenti nel mondo, i ricercatori hanno ristretto il campo di indagine a 629 lingue considerate come le lingue più complesse da categorizzare.
È emerso che le lingue più complesse sono quelle tonali, tipiche di Paesi caldi e umidi e nello specifico di Africa, Amazzonia, Nuova Guinea e Nord America. Una lingua tonale è una lingua in cui la variazione di tono della stessa sillaba ne stabilisce il significato e ne determina l’appartenenza ad una data categoria grammaticale. Lingue tonali, come per esempio il cinese mandarino, si sono sviluppate laddove il clima particolarmente umido influisce sulla viscosità del muco e rende l’emissione dei suoni particolarmente delicata.
Di contro, suoni più marcati è più secchi si sviluppano e si evolvono nelle zone dove il clima è, appunto, più secco poiché l’inalazione dell’aria fredda influisce sull’elasticità delle corde vocali e rende il linguaggio più semplice. A conferma di ciò, ulteriore riscontro scientifico: la correlazione tra consonanti eiettive, che si pronunciano tramite la chiusura della glottide e senza vibrazione laringea, e il loro uso a quote superiori a 1500 metri.
Dunque, le condizioni climatiche del territorio in cui una popolazione vive per secoli incidono fortemente sullo sviluppo del linguaggio parlato in quel determinato luogo. Ovviamente, bisogna analizzare tali risultati e non generalizzare perché vi sono più fattori che concorrono a diversificare le lingue.
Ciò non implica che il linguaggio sia determinato completamente dal clima, ma nel lungo termine può essere un fattore che ne aiuta la formazione.
Caleb Everett, University of Miami
Quest’illuminante studio fornisce un’indicazione sulle strategie adattive che l’individuo opera in ambienti diversi ed in maniera diversa. L’accenno alla biodiversità rappresenta un passo decisivo nella riflessione filologico-linguistica perché allude alla verità: per quanto tutto sia culturalmente determinato, la natura ha sempre e comunque la meglio sull’essere umano.