Quello delle barriere architettoniche è un problema che dà la misura del grado di civiltà di una nazione ed è purtroppo molto sentito in Italia. Malgrado il benessere e l’evoluzione tecnologica, della disabilità conosciamo poco e, ancor meno, sappiamo come rapportarci con essa senza costruire ulteriori ostacoli. Così, l’unico handicap visibile e tagliente è l’intralcio materiale in cui il disabile si imbatte quotidianamente.
Un bel calcio all’inciviltà lo hanno dato il mattatore toscano Lorenzo Baglioni e Iacopo Melio, giovane sulla sedia a rotelle, molto apprezzato per la sua autoironia. Intitolato “Canto anch’io, no tu no”, il brano rivisita la hit di Enzo Jannacci “Vengo anch’io, no tu no” ed è seguito a cappella dall’intero, scanzonato gruppo di amici di Lorenzo. Prendendo di mira le reali difficoltà relative alla deambulazione e ai viaggi sui comuni mezzi di locomozione, il pezzo irride alla disabilità come a un peso che grava sulla società.
Complice la campagna pubblicitaria #vorreiprendereiltreno.it, la canzone ha immediatamente fatto colpo sul popolo del web ottenendo milioni di visualizzazioni, like e condivisioni. La disabilità è un altro modo di vivere, vedere e fare le cose; permette, così, lo sviluppo di altre abilità perché compensa una mancanza ed affina i sensi.
Che sia indispensabile trovare un modo per comunicare la disabilità si sa bene vista la sordità e la cecità della società odierna. Scrivere e parlarne è fondamentale ma non utile ai fini di una comprensione hic et nunc, abituati come siamo a comunicare in modo rapido e multitasking.
Pertanto, l’approfondimento sulla disabilità non può esser frutto di calde improvvisazioni ma di ragionamenti assai ponderati. Difatti, l’attrazione catalizzata dall’argomento è direttamente proporzionale alla delicatezza nel maneggiarlo, giacché esso rappresenta un grande carico di emotività. Il tema richiede, dunque, notevole attenzione: non deve essere sottovalutato né deve appesantire le coscienze di chi potrebbe non sopportare di sentirsi ferito o additato.
Il video ha così conquistato una fetta consistente del popolo web, con e senza disabilità, perché leggero, accattivante, provocatore, goliardico e soprattutto intelligente, privo di falsi pietismi. Certe lotte bisogna combatterle così, con l’ironia anziché con dibattiti (pseudo)scientifici sull’argomento poiché il sorriso apre molte più porte e dischiude cuori. Non ci sono regole per relazionarsi con la disabilità se non il basilare rispetto dei diritti il quale non è in risposta al sentimento di bontà o carità ma è semplice, pura umanità.
Le barriere architettoniche possono esser abbattute o con gran fatica superate, mentre le barriere mentali, l’ottusità, l’indifferenza sono dure a morire. Queste, insieme all’inciviltà, sono parti di un muro invalicabile e per giunta di gomma contro cui ogni parola rimbalza. É per tale motivo che la frase “siamo tutti uguali” sconvolge per il suo carico di ipocrisia. Infatti, se ciò fosse vero tutti potremmo fare ciò che ci piace, andare ovunque in maniera indifferente l’uno dall’altro, ma così non è.
Il complimento “sei un/una in gamba”, gli inviti “a far due passi” o a “non far il passo più lungo della gamba”, fanno parte di un lungo repertorio di gaffe che si possono commettere di fronte ad una persona con disabilità fisica. queste, se fatte con nonchalance e senza malizia rubano un sorriso al disabile che vanta il prezioso potere di affrontare l’argomento con uno humour unico che è consapevolezza e, ancor meglio, libertà da falsi moralismi ed adeguatezza alla vita.
La strada per conseguire questa indipendenza d’animo- valida quasi quanto quella di muoversi autonomamente- consiste nel liberarsi dai filtri che si adottano diventando adulti. L’ironia gioca un gran ruolo su questa emancipazione dai freni inibitori; si veda che sui bambini la diversa abilità ha il fascino della scoperta e schiude un mondo di domande a cui gli adulti rispondono spesso con estremo imbarazzo.
Il primo passo è guardarsi intorno e realizzare che- spiacente per qualcuno- le differenze esistono e si superano. Esiste, difatti, un limine tra “noi” e ciò che è/sembra “diverso da noi”; superato questo, si accetta la diversità e si migliora anche il rapporto con la propria interiorità. L’ironia è l’arma bianca che fa breccia su tutti: innocentemente colpisce luoghi comuni e pregiudizi.