Risale a circa un mese e mezzo fa la nuova legge sul turismo della regione Lombardia che stanziava 25 milioni di euro in tre anni.
La cosa che ha fatto più discutere è stato un emendamento, fortemente voluto dal ministro Maroni, che permette di accedere al bando per il suddetto denaro solo alle strutture alberghiere il cui “fatturato o il ricavato dell’attività ricettiva degli ultimi tre anni sia integralmente derivante dall’attività turistica” .
Passato anche sulla stampa nazionale, il caso ha fatto molto discutere. In pratica questo provvedimento penalizza le strutture che hanno reso disponibili le loro stanze alle persone in attesa di ottenere lo status di rifugiati, anche se la legge nazionale stabilisce dei rimborsi per queste strutture e non pone nessun limite in materia di accoglienza.
L’emendamento, promosso in massa dalla Lega Nord, ha ottenuto il consenso di tutto il centrodestra, mentre hanno votato contro il PD e il Movimento 5 Stelle.
D’altronde il tema degli alberghi è sempre stato molto a cuore al partito di Salvini, numerosi sono stati i gazebi organizzati in molte piazze italiane e altrettante le manifestazioni sotto gli hotel che accoglievano immigrati.
Le normative regolanti l’accoglienza sono abbastanza articolate. Innanzitutto è utile
ricordare le due tipologie di centri di accoglienza: I Cara sono le strutture per l’accoglienza ai richiedenti asilo, mentre gli Sprar sono adibiti ai richiedenti asilo, rifugiati e destinatari di protezione sussidiaria. Una volta che l’immigrato richiede asilo viene disposto in una delle due strutture.
Oltre a queste, esistono delle strutture “informali” cioè quelle nate in contesti straordinari, spesso non si tratta di alberghi ma bensì di alloggi che a mala pena garantiscono servizi fondamentali, come quello dell’assistenza sanitaria e legale.
Queste strutture sono finanziate attraverso un fondo, i famosi 35€ al giorno. Un importo non fisso e variabile da regione a regione, che serve in maggior parte a coprire le spese per le persone che curano e puliscono gli alloggi, per la manutenzione e anche la formazione del personale. Il risultato è che, in media, solo 2,50 € sono destinati agli immigrati.
La legge voluta dalla Lega, dunque, si rivolge esattamente a queste strutture, volendo penalizzare proprio quei 35€, considerati un ricavo “non derivante dai servizi alberghieri”.
Ma la proposta della Lega era stata ancora più dura. Il carroccio infatti aveva proposto di premiare le strutture alberghiere lombarde che dichiaravano di non ospitare immigrati e di multare da 5mila a 10mila euro gli hotel che, legittimamente, ospitassero rifugiati.
L’emendamento ufficiale sembra essere una mediazione interna al centrodestra e che l’opposziione ha fortemente criticato.
Le reazioni non si sono fatte attendere, Ugo De Siervo della Stampa ha ricordato l’articolo 2 della Costituzione italiana, che «riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo», ma richiede a tutti noi «l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale».Volendo denotare l’aspetto incostituzionale di questo emendamento.
Fatto rimarcato anche dal senatore del PD Francesco Mirabelli: «È una norma ingiusta, che cozza contro i principi fondamentali della Costituzione e per questo chiediamo al governo di impugnare la legge in questione, non appena sarà approvata».
Perentorio anche l’Espresso, Michele Sasso infatti paragona “l’Ungheria del demagogo Viktor Orbán e la Lombardia dei leghisti al potere”, associando le note barriere ungheresi alle frontiere Lombarde sotto forma di leggi.
La cosa che risulta più visibile da questo provvedimento non è tanto la volontà di trovare una soluzione ad una delicata problematica come quella dell’immigrazione, ma l’incessante voglia di legiferare per consolidare un’identità politica.
Come sottolinea Maurizio Ambrosini, sociologo della Università Statale di Milano, “La produzione delle istituzione lombarde è notevole: ordinanze per le moschee, divieto di usare altre lingue, rimozione di luminarie natalizie, bonus solo per gli italiani, stop ai venditori di kebab. Cosa ci sta dietro? Quando si hanno meno risorse si investe in politiche simboliche che non costano niente, ma servono a definire l’identità politica con la retorica. Da anni la comunicazione è diventata ricerca del consenso”.
E il consenso si ottiene con le politiche di esclusione che marcano i confini dell’appartenenza legittima.
Nel contorto conflitto politico, che accontenta chiunque e scontenta tutti, gli unici a perdere sono proprio gli immigrati, sballottati da una struttura d’accoglienza all’altra, vittime di un circolo vizioso che non comprende solo l’Italia, ma l’Europa intera.