Sono ancora tanti i casi di violenza sulle donne, discriminazioni sul posto di lavoro e violenze nei confronti di persone LGBT. La lotta alla discriminazione di genere nei Paesi europei è spinta all’obiettivo di ridurre al minimo le discriminazioni di genere, stabilito anche dalla Commissione europea con le indicazioni agli Stati membri a tutti i livelli istituzionali, affinché si desse concreta attuazione dei principi contenuti nei Trattati e nella Carta dei principi fondamentali dell’Unione.
Tutti discriminati
La questione dell’equità tra i generi non può essere accantonata come questione riguardante pochi individui, per lo più donne, ma deve essere affrontata da tutti i soggetti decisori, non riguarda solo le donne, ma tutti quei soggetti deboli che sono potenzialmente deboli, come la comunità LGBT.
Le legislazioni dei vari Paesi sono intervenute direttamente per cercare di limitare queste discriminazioni, ponendo in essere sia degli interventi positivi, sia negativi.
Italia e Spagna
Tradizionalmente i Paesi europei con una più efficace lotta alle discriminazioni sono quelli del nord Europa. Il sud europeo è caratterizzato da elementi fortemente discriminanti e casi di violenza molto frequenti.
Italia e Spagna sono due esempi emblematici. Entrambi si sono dotati di legislazioni, che hanno seguito rotte differenti. L’Italia ha adottato le quote rosa nei consigli di amministrazione, mentre la Spagna no.
La discriminazione spagnola
L’approvazione della legge sulla parità di genere del 2007, ha stabilito che nessun genere può avere una rappresentanza superiore al 60% e inferiore al 40% in politica. Nonostante si spinga la buona governance delle compagnie a fare in modo che i consigli di amministrazione delle società accrescano la presenza di un numero di donne minimo all’interno delle società. La presenza di donne dirigenti in posizioni dirigenziali è ancora notevolmente bassa. Nonostante la Spagna si caratterizzi negli ultimi anni per essereun Paese aperto nei confronti di altri generi.
Differenze ancora evidenti
In tema di paità, invece, da quanto emerge da uno studio pubblicato dall’Unión General de Trabajadores, la crisi economica ha ulteriormente aggravato il divario salariale tra uomini e donne, esso nel 2014 si colloca ancora al 27%, con il significato che una donna deve lavorare 84 giorni all’anno in più per guadagnare lo stesso stipendio di un uomo.
Numeri impietosi
Per quanto riguarda le violenze sulle donne, le donne vittime di violenza maschile nel 2014 sono state 27.087. Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica (INE) la cifra rappresenta lo 0,1% in meno rispetto all’anno precedente. Dallo studio, però, emerge che aumentano gli abusi nei confronti delle minorenni e delle anziane, il 15,4% in più rispetto al 2013. Mentre sono cresciute del 21,3% le vittime tra 65-69 anni e del 25,9% quelle nella fascia 70-74anni. Quanto al profilo emerge che circa i due terzi delle donne abusate è nata in Spagna. Le regioni che hanno registrato un numero maggiore di casi sono state Andalusia (7.012), seguita da Valencia (3.940) e Madrid (2.973).
Machismo
La discriminazione verso le donne è un riflesso della mentalità, infatti, come riportato da uno studio recentemente condotto dal Centro de Investigaciones Sociológicas (CIS), un giovane spagnolo su tre considera accettabile o inevitabile, impedire alla propria partner di vedere gli amici o parenti, dirle cosa può o non deve fare, controllare i suoi orari, non permetterle di lavorare o studiare. Un rigurgito machista che non riguarda vecchi conservatori, ma gli under 30 iberici.
Crimini d’odio
I numeri diventano ancora più drastici quando si parla di LGBT. Infatti, le persone LGBT sono le principali vittime dei crimini d’odio. In Spagna, secondo gli ultimi dati pubblicati dal ministero degli Interni, il 40% di questo tipo di reati è stato motivato proprio dall’orientamento sessuale della vittima. Il 37% era per razzismo e xenofobia, il 15,5% nei confronti dei disabili, il 4,9% contro gli appartenenti a minoranze religiose, l’1,9% per antisemitismo e lo 0,9% contro i poveri. Le mancate denunce sono all’ordine del giorno, infatti, secondo l’Agenzia europea per i diritti fondamentali, circa il 90% dei crimini dell’odio nel vecchio continente non viene riportato alla polizia.
LGBT friendly
Tutto questo nel Paese che, nell’estate 2015, è diventato la nuova Mecca del turismo LGBT, superando la Francia al primo posto. Il boom di turismo gay, lesbiche e trans è capace di generare un introito pari a sette miliardi di dollari, grazie al fatto che gli LGBT spendono in media il 30% in più rispetto a tutti gli altri viaggiatori.
Come si evince da questi dati, la strada delle pari opportunità e la lotta contro le violenze di genere è ancora lunga. Si mostra l’evidenza di quanto leggi ad hoc, campagne di sensibilizzazione nazionale fini a loro stesse, numeri verde e tutti i milioni di euro stanziati, non siano sufficienti se non accompagnati da un cambio di mentalità profondo che debba partire sin dalla giovane età.