Cade il 2 ottobre la Festa dei nonni, acclamati come i genitori migliori in assoluto perché hanno più tempo, coscienza ed esperienza per esserlo una seconda volta.
Lo studio CENSIS 2013 calcola che sono circa 9 milioni i nonni italiani che si occupano dei propri nipoti e, per questo, assurgono ad elemento insostituibile del Welfare del nuovo millennio. Nonostante siano la componente più anziana, quindi più vulnerabile, della società, i nonni di oggi ne rappresentano uno stabile pilastro tanto che anche il presidente della Repubblica Mattarella li chiama “nuovi ammortizzatori sociali”.
Quello dei nonni è, infatti, un ruolo imprescindibile in Italia, data la mancanza di disposizioni normative volte al sostegno del reddito di coloro i quali sono, loro malgrado, disoccupati. Nel Bel Paese gli interventi di sostegno al reddito vanno sempre più scomparendo mentre una delle poche ancore di salvezza è la pensione quale forma di accumulazione solidale propria del secolo scorso e che in quello attuale sta correndo il rischio di esser smantellata.
E se anche fossero garantiti altri strumenti di salvataggio sotto forma di reddito minimo, sussidi, cassa integrazione, indennità etc., la pervasiva crisi economica presenta comunque un conto salato. Far fronte alla crisi significa infatti confrontarsi con delle piaghe sociali:
- assenza di lavoro con impossibilità di rientrare nel circuito produttivo;
- poca attitudine al turn over produttivo
- minaccia di chiusura delle attività causa fallimento o delocalizzazione
- creazione di forme contrattuali a dir poco originali
- tasse dalle cifre esorbitanti
- concorrenza generazionale quasi predatoria che fa nettamente fuori dal mercato chi ha più di 30- 35 anni non possiede titolo altamente specializzato
È così che la società rischia di ribaltarsi su stessa: la piramide del sistema economico odierno si basa sugli anziani che mantengono ed assistono i giovani. O forse è solo un modo, per alcuni schieramenti che della rottamazione hanno tanto parlato, per recuperare i pensionati e reimpiegarli come sostegno alternativo al reddito familiare, alternativo -per l’appunto- al dovere proprio dello Stato.
Il sussidio che i nonni donano ai nipoti ammonta, secondo FEDERANZIANI, a circa 24 miliardi di euro all’anno. A ciò va aggiunta la somma annuale di 5,4 miliardi che i nonni offrono ai figli che hanno famiglia e, sopratutto, a chi l’ha formata da poco.
Altra ragione di quest’inversione nel funzionamento dello Stato sociale è l’aumento dell’età pensionabile che rende, sì, i nonni iperattivi ma si allinea all’aumento del tasso di disoccupazione giovanile. In tal modo, la pensione e- se ivi presente- la rendita patrimoniale costituiscono un’entrata assai più sicura di quella da lavoro precario.
Si aggiunga poi che tocca sempre più ai nonni badare ai nipoti. L’ISTAT stima che il 52 % dei bambini fino a 2 anni siano accuditi da loro sia perché le strutture scolastiche sono sature sia perché è difficile pagarne le rette, ad oggi, troppo care per le tasche di genitori, comunque, entrambi stipendiati.
Il sentimento comune è quello per cui i nonni siano risorse uniche e preziose ma che stiano diventando nuovi genitori e nuovi baby sitter rappresenta l’evidenza di una realtà discutibile. Difatti, la nostra società è sempre più auto-centrata, verticalizzata e volta alla gerontocrazia: essa priva di fiducia i giovani e nel far ciò li deresponsabilizza. In siffatta situazione, è normale che i giovani laureati fuggano all’estero salutati dai genitori quasi nello stesso modo in cui Kal-El (tale Superman) fu spedito dai suoi prima che Krypton esplodesse.
A conti fatti e a cuor aperto: Viva i nonni e lunga vita a loro e alla famiglia a cui loro danno vita, forza e speranza.