Un tema che non esaurisce mai di far discutere, è quello della relazione che intercorre tra etica e morale da una parte, e politica dall’altra.

Oggigiorno, il popolo è sempre pronto ad additare il politico di turno ed accusarlo di immoralità. Tutta la categoria, appare agli occhi del pubblico come la più spudorata delle prostitute, e di rimando si difende accusando di qualunquismo i propri accusatori.

“Luoghi comuni”, “inutile fare di tutta l’erba un fascio”, “sono solo posizioni acritiche che nascono dal fanatismo di una opposizione cieca”. Queste sono tra le più comuni risposte di una casse dirigente che, sempre più sotto attacco, si difende dalle giustificate critiche di un popolo che si nutre abbondantemente di luoghi comuni, e che animato dal fanatismo di una opposizione cieca, facendo di tutta l’erbe un fascio, etichetta tutti i politici di immoralità.

La contraddittorietà di questa affermazione, sembra rimandare all’immagine di un cane che buffamente si morde la coda, e, perlomeno in parte, discolpare i politici vittime di tali atteggiamenti. Come possono dunque, critiche di tale natura, apparire invece, in qualche modo, come giustificate?

Forse, ci si dimentica che i luoghi comuni nascono proprio dall’esperienza che le persone fanno di diverse cose ed in diversi campi. E sebbene non rappresentino una regola assoluta ed universale, orientano in maniera tendenzialmente affidabile. Vedere il ripetersi di una cosa, ci porta intuitivamente a credere che quel dato fenomeno sia la normalità, e ci aiuta pertanto a rapportarci con questo. Difficilmente sono assolutamente privi di fondamento.

Anche generalizzare, o come si suole dire “far di tutta l’erba un fascio”, è un’operazione non totalmente corretta, ma al tempo stesso utile ed orientativa. Affermare che i tedeschi sono alti, o che le pecore sono bianche, sebbene dal punto dell’espressione letterale lo faccia, dal punto di vista del buon senso non esclude che esistano tedeschi bassi e pecore nere. Dire che i politici sono disonesti, non esclude pertanto che ve ne siano anche di onesti ed esemplari.

Quanto all’opposizione cieca, questa è quella di chi non ascolta, non sa o non vuole farlo, non è disposto a trovare punti d’incontro, e tutto quello che va contro un determinato schema viene automaticamente rifiutato senza nessun tipo di discussione. Ma non sempre questo indica negatività: non accetterò mai la violenza sulle donne, riterrò sempre inviolabile ed innegoziabile la dignità altrui, e riterrò sempre un punto indiscutibile in diritto all’infanzia per ogni bambino.

Da cosa deriva allora la distanza che sempre più separa i comuni cittadini dalla classe politica dirigente? In cosa la moralità del politico cozza con quella dell’uomo comune? Che cosa porta le due parti a questo scontro, a questa vistosa discrasia?

Credo che si possa parlare di uno sfasamento di visione nell’ordine della morale. Cittadini e politici hanno, sulla politica, due modi di vedere le cose differenti e non compatibili.

"19 luglio 1992 - 19 luglio 2009 Paolo Borsellino e Giovanni Falcone Foto tratta dal libro Paolo Borsellino - silenzi e voci edito dall'Associazione Nazionale Magistrati" | Ho visto nina volare

«19 luglio 1992 – 19 luglio 2009
Paolo Borsellino e Giovanni Falcone
Foto tratta dal libro Paolo Borsellino – silenzi e voci edito dall’Associazione Nazionale Magistrati» | Ho visto nina volare

I cittadini guardano alla politica con l’ideale di una morale esemplare. Questo significa che, dal loro punto di vista, l’uomo politico deve essere in tutti i campi un esempio virtuoso da poter prendere come modello. Rappresentanti del popolo, devono a suo giudizio incarnare quanto di meglio il paese possa esprimere. Un’eccellenza che, pubblica, può essere messa in bella vista con orgoglio.

Se nella vita pubblica è lecito esigere tale esemplarità dai propri rappresentanti, è altrettanto lecito pretendere che questa si manifesti anche nel campo della vita privata? Esiste un momento in cui la vita pubblica svanisce e lascia spazio alla vita privata?

Privare una persona della sua privatezza sembrerebbe una pretesa crudele, eppure la loro rinuncia non è una richiesta, quanto piuttosto il costo che volontariamente scelgono di pagare per l’onore che il loro ruolo comporta. La loro esemplarità ha valore assoluto, e non ammette momenti di buio o eccezioni di sorta. Ogni mancanza infrange inevitabilmente le aspettative di un popolo esigente.

"Uffizi statue: Niccolo Machiavelli" | Crashworks

«Uffizi statue: Niccolo Machiavelli» | Crashworks

Dall’altro lato, il politico pare aver fatto sua una prospettiva morale di chiaro stampo machiavellico. Il principe di Machiavelli deve saper essere umano e civile, ma all’occorrenza anche astuto come una volpe e forte come un leone. Uomo e bestia a seconda dell’occorrenza, la sua morale non è quella dell’uomo comune, autorizzato ad infrangere tutte le regole della normale morale, commettendo le azioni più turpi, pur di raggiungere lo scopo prefissato.

Il politico odierno, si vede esonerato dal dover rispettare i limiti delle normali norme morali. Situazioni straordinarie richiedono la capacita di prendere decisioni straordinarie senza nessun tipo di impedimento. E così come il popolo non vedeva distinzione per lui tra pubblico e privato, così anche lui non vede nella sua prospettiva nessun tipo di distinzione tra le due sfere. Il suo agire non ha restrizioni, né in pubblico né in privato. Il suo agire non soffre l’ostacolo della morale comune.

"La Scuola di Atene" | Conan

«La Scuola di Atene» | Conan

Tutti guardano alla politica con una prospettiva morale. Ma mentre per gli uni è una morale esemplare, per gli altri è una morale particolare, distinta da quella dei più. Per i primi il politico deve seguire le regole della morale in modo esemplare, per i secondi è semplicemente soggetto a regole differenti.

 

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