Fino a qualche anno fa pensavamo che un buon titolo di studio consentisse di farci trovare un lavoro, se non “Il lavoro”, nel quale avremmo passato la maggior parte della nostra vita come è avvenuto per la maggior parte dei nostri genitori e nonni.

Photo Credit: Aston University via Compfight cc  Aston University 2K6C4325

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Aston University
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Ma le cose cambiano. Basta dare un occhiata alle statistiche Istat e vediamo che seppur il tasso di disoccupazione sia in calo si assesta intorno al 12%. Diversa la situazione per i giovani Italiani che per il ben 40,5% si trova momentaneamente senza lavoro.

E quand’anche riuscissero a trovare un posto di lavoro, le aziende possono offrirgli diversi tipi di contratto: dal tempo determinato, al tirocinio o stage , al contratto a chiamata e solo in rarissimi casi si arriva a poter firmare l’aspirato contratto a tempo indeterminato.

Innanzi tutto in Italia esistono diversi tipi di contratti, situazione che molto spesso disorienta il lavoratore incentivando abusi da parte del datore di lavoro.

Photo Credit: Pulpolux !!! via Compfight cc  Pulpolux !!! Too High to Fail

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Pulpolux !!!
Too High to Fail

Vediamone ora alcuni tra i più diffusi e specifichiamone alcune peculiarità. Prendiamo ad esempio il contratto a tempo determinato ossia un contratto che prevede una durata fissata del periodo di lavoro con indicata fin da subito la data di fine rapporto. Può essere sottoscritto da datore di lavoro e lavoratore per qualsiasi tipo di mansione, non può avere una durata superiore ai 36 mesi ed è prorogabile per un massimo di 5 volte. Terminato questo periodo se il lavoratore continuerà a prestare la propria opera il datore di lavoro è tenuto a versargli una retribuzione maggiorata, e superati i 30 o 50 giorni a seconda del contratto il lavoratore verrà automaticamente trasformato in tempo indeterminato.

Passiamo ora ad un altro tipo di contratto spesso abusato, il contratto a chiamata. Questo tipo di contratto permette al datore di lavoro, che si trova in una situazione che gli impedisce di determinare in partenza la frequenza necessaria del lavoratore, di poter chiamare il lavoratore qualora ne abbia occorrenza. Può essere inoltre sottoscritto da dipendeti che abbiano meno di 24 anni o più di 55. Superati i 24 anni le prestazioni a chiamata devono vedersi concluse entro il compimento del venticinquesimo anno di età. Inoltre mediante tale tipo di contratto le giornate lavorative non possono essere superiori alle 400 nell’arco di tre anni solari, anche se qui fanno eccezioni alcuni settori come il turismo, i pubblici esercizi e il settore dello spettacolo. Superato tale periodo il rapporto di lavoro si trasforma in tempo pieno e indeterminato. È inoltre prevista un’indennità di disponibilità qualora il lavoratore avesse l’obbligo da contratto di rispondere alla chiamata.

Analizziamo ora, invece il famigerato Tirocinio o Stage che quasi tutti i giovani terminati gli studi si trovano a dover affrontare per trovare una via che possa agevolare l’accesso nel mondo del lavoro. Il tirocinio formativo consiste in un periodo di formazione volto ad acquisire delle competenze che permettano al soggetto di inserirsi o reinserirsi nel mondo del lavoro. Bisogna specificare che non è assimilabile a un lavoro subordinato, non è un contratto di lavoro ed è di competenza delle regioni. È inoltre previsto dalla legge che il tirocinante riceva un’indennità di partecipazione, ossia riceva non meno di 300 euro mensili. Tale somma minima però le Regioni possono decidere di aumentarla.

Photo Credit: GabrielaP93 via Compfight cc  Gabriela Pinto 87/365 - 1/3/2011 Project 365 Monday • January 3, 2011

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Gabriela Pinto
87/365 – 1/3/2011
Project 365
Monday • January 3, 2011

Passiamo infine al contratto a tempo indeterminato, recentemente modificato mediante il Jobs Act e definito a tutele crescenti. Le modifiche che sono state apportate hanno visto scomparire l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, perciò ora è possibile per i datori di lavoro licenziare i propri dipendenti senza una giusta causa. Chi venga licenziato per motivi discriminatori o disciplinari e faccia ricorso, qualora vincesse la causa ha diritto ad essere reintegrato, in tutti gli altri casi chi perde il posto ha solo diritto ad un risarcimento calcolato in base ai mesi di lavoro effettuati. Mentre per il datore di lavoro la nuova normativa prevede delle agevolazioni fiscali accordandogli il diritto di usufruire di una riduzione delle tasse fino a 8060 euro all’anno per tutti i lavoratori assunti a tempo indeterminato.

Questi sono solo alcuni dei contratti che un datore di lavoro può proporre al lavoratore, e come detto prima spesso l’ignoranza del lavoratore o la precarietà del mercato del lavoro danno origine ad abusi. Perché oramai ci troviamo in una situazione in cui le aziende, le imprese hanno il coltello dalla parte del manico se non addirittura puntato alla gola del lavoratore, che minacciato dal “se non ti va bene, ho la fila che aspetta di prendere il tuo posto” si trova ad alimentare una situazione di incertezza. C’è da dire anche che i tempi sono duri anche per i datori di lavoro che si trovano spesso schiacciati da pesi fiscali che molte volte ne mettono a rischio la sopravvivenza ma comunque  chi ci rimette in ultima istanza è sempre il lavoratore.

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shutterpal
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Parlare di lavoro a tempo indeterminato al giorno d’oggi è un’utopia perché il mondo del lavoro, le aziende sono appese ad un filo, e quand’anche il lavoratore riuscisse a firmare un contratto simile non ci sono garanzie che la situazione economica dell’azienda rimanga immutata e non ci si ritrovi dall’oggi al domani a casa, poiché il licenziamento senza giusta causa è stato abolito. Perciò oggi come oggi i giovani sono sempre più disillusi e consapevoli che la realtà non è più quella dei propri genitori, non esiste più la parola lavoro sicuro e hanno da tempo capito che le parole chiave del futuro sono adattarsi e saper cambiare.