Gender gap, ovvero le disparità economiche, politiche, di educazione e salute che sussistono tra i sessi.

Nella classifica redatta dal World Economic Forum alla fine del 2014, l’Italia è risultata sessantanovesima, molto al di sotto della maggior parte delle nazione dell’Unione Europea.

Sono infatti i paesi del nord dell’Europa a conquistare il podio per le minori disparità lavorative ed economiche tra uomo e donna: al primo posto l’Islanda, seguita da Finlandia e Norvegia. Medaglia di legno invece la Svezia e poco al di sotto Germania e Francia che guadagno rispettivamente il dodicesimo e il sedicesimo posto.

L’Italia raggiunge vette altamente negative nel settore economico: in questo campo è addirittura 114esima in classifica, con indici bassissimi di partecipazione delle donne al mondo del lavoro e di retribuzione in parità di condizioni di lavoro. In Italia infatti una donna guadagna il 48% dello stipendio di un uomo che ricopre le sue stesse mansioni, mentre in Germania ne guadagna il 63% e in Danimarca addirittura il 71%.

L’Italia continua ad occupare posizioni negative anche quando si parla di scolarizzazione ed aspettative di vita: in entrambe le classifiche specifiche, è infatti molto al di sotto della cinquantesima posizione. Il Bel Paese migliora solamente nella classifica lista sulla rappresentanza politica, in cui compare al 37esimo posto.

Il dato più sconcertante che mostra la classifica sta nel fatto che nessun paese ha ancora raggiunto una parità assoluta.
Le disparità maggiori si rilevano sopratutto nella partecipazione al lavoro e nella differenza salariale, che hanno ottenuto dal 2006, anno in cui il World Economic Forum iniziò a redigere la classifica, un miglioramento del solo 4%, ovvero dal 56 al 60%.

Tanto per essere chiari, se la situazione non migliorerà, saranno necessari altri 81 anni per raggiungere la parità assoluta.

Nel 2008 l’Onu nel Gender Inequality, Growth and Global Aging rilevò come il raggiungimento della parità nell’accesso al mondo del lavoro avrebbe effetti positivi sul PIL: secondo lo studio, quello degli Stati Uniti aumenterebbe del 9%, quello dell’Eurozona del 13% e quello dell’Italia addirittura del 20%.

Confrontando i dati sulle economie dei vari paesi mondiali nel Global Gender Gap 2014, è ormai chiaro come esista una forte correlazione tra parità di genere e performance economica. Risulta lampante come la maggior partecipazione femminile al mondo del lavoro che rende più competitivo un Paese rispetto a un altro.