Un giorno, camminando per la città, l’artista francese Julien Tatham va a sbattere violentemente contro uno sconosciuto ed è costretto a fermarsi. Stando lì, fermo, si rende conto di come le persone si muovano tutte alla stessa velocità, come parte di un flusso continuo che non conosce interruzioni. Ed è proprio in quel momento che decide di rallentare il passo per vedere la realtà in modo diverso. Da questa nuova prospettiva nascono le sue fotografie, scattate usando uno smartphone, che immortalano i soggetti nei momenti d’attesa; più precisamente, persone che aspettano alla fermata dell’autobus.

Al giorno d’oggi sembra quasi necessario vivere alla velocità della luce, eliminare le attese, essere sempre e comunque in movimento. È, forse, un modo di vivere che abbiamo appreso in seguito al progresso tecnologico e industriale, che ci porta a considerare l’attesa come una perdita di tempo. Dover aspettare anche solo un paio di secondi perché si carichi una pagina web sembra quasi inconcepibile.

Pratichiamo uno stile di vita che ci è stato tramandato e che è stato trasmesso, in parte, attraverso la rappresentazione della realtà che ci propone il cinema: l’intera vita di una persona viene condensata in un film della durata di due o tre ore, in cui si dà spazio solo ai grandi eventi, quelli significativi che sembrano muovere la nostra esistenza. Inciampare sulle opere di Tatham è stato come respirare dopo essere risaliti a galla e stare fermi in superficie per un po’, come appoggiare le buste della spesa a terra dopo essere rientrati a casa a fine giornata.

L’arte è il mezzo attraverso il quale è possibile rendere eterno un momento, imprimendolo su una tela o su una pellicola fotografica, lasciandolo lì, sospeso. E ciò che emerge dalle fotografie dell’artista francese sono i momenti ai quali prestiamo meno attenzione, ma che più di tutti gli altri riempiono il tempo che dividiamo in giornate. Durante le attese questo tempo sembra dilatarsi e mostrare tutta la propria relatività. I dettagli si ricoprono di un’importanza alla quale non sono abituati, e così l’attenzione si sofferma sulle pieghe di una giacca o su quelle delle dita.

Foundation | Julien Tatham

Foundation | Julien Tatham

Molti dei soggetti immortalati da Julien Tatham nella serie di fotografie “Us Stop” sono ripresi di schiena. Si vedono le spalle, la schiena, i capelli e poco più, di conseguenza, l’immedesimazione da parte dello spettatore risulta quasi immediata. Quante volte ci è capitato di guardare insistentemente a destra e a sinistra aspettando ciò che metterà fine alla nostra attesa, di leggere un messaggio dal display di un telefono, di accendere una sigaretta, o ancora, di cercare affannosamente qualcosa nella borsa? Ci sono un’infinità di attimi che varrebbe la pena immortalare e ricordare.

Le fotografie di Tatham mi sono capitate sotto il naso grazie all’album “People at Bus Stop” della pagina “Art People Gallery”, che giornalmente pubblica immagini delle opere di diversi artisti, siano questi fotografi, pittori o scultori. Fa parte del tentativo di trasformare Facebook in una piattaforma sulla quale spendere tempo, piuttosto che perdere tempo. Per chiunque voglia vedere le fotografie dal vivo e si trovi nei dintorni, alcune opere di Julien Tatham saranno esposte alla Mjb di Vaulx-en-Velin dal 4 al 22 novembre.