In principio fu la vittoria dei deboli. Nel 2003, il Partito dei Lavoratori del Brasile, rappresentato alla presidenza da Dilma Rousseff, prese il potere con gli alleati del Partito del movimento democratico brasiliano, e lo detiene da allora. Sono passati anni e lo Stato inizia ora a risentire della crisi economica, accompagnata dagli scandali che a metà del decennio scorso hanno messo a dura prova il governo Lula. Con le Olimpiadi del 2016 tutto sembra complicarsi. Ma che cosa è successo?

Il 2015 è un anno generalmente difficile per il Brasile: la fiducia verso il governo è scesa al 10%, la disoccupazione sta aumentando e l’economia è in fase di contrazione. Accanto a ciò, a ottobre si sono verificati due grandi scandali, che coinvolgono direttamente la presidente Dilma e per i quali è stato addirittura richiesto l’impeachment, ossia la procedura per la quale due terzi del Parlamento possono richiedere un processo che la destituirebbe dal suo incarico; operazione difficile, dato che le opposizioni in Brasile sono comunque quasi tutte di sinistra.

A inizio ottobre, il Paese ha tremato per lo scandalo Petrobras. La società petrolifera brasiliana, colonna portante dell’intera economia con un ricavato pari al PIL di una piccola nazione, ha esportato parte del suo patrimonio in Svizzera e in altri paradisi fiscali. Secondo l’accusa, questo è stato fatto per mascherare il fatto che la Petrobras abbia gonfiato i propri contratti fino al 3% in più con alcune società di costruzioni per realizzare infrastrutture petrolifere al largo delle coste brasiliane.

In cambio, i partiti  avrebbero ricevuto tangenti e finanziamenti illeciti, che hanno portato negli ultimi giorni all’abbandono da parte del presidente della Camera Eduardo Cunha della coalizione di governo, senza che però si dimettesse dall’incarico. Tra qualche giorno è prevista la stessa mossa dal presidente del Senato, indagato, e Dilma, membro del CdA di Petrobras agli inizi degli anni Novanta, potrebbe dunque fare la stessa fine. L’elemento scatenante è stato il rigetto del bilancio finanziario da parte della magistratura, cosa che non avveniva dal 1937, innescando l’inizio dell’indagine per corruzione.

La presidente Dilma Rousseff e il presidente della Camera Eduardo Cunha | out 15, 2015 by Pierre Lucena

La presidente Dilma Rousseff e il presidente della Camera Eduardo Cunha | out 15, 2015 by Pierre Lucena, Acerto de Contas

Un altro scandalo, però, aumenta la pressione sul governo. Si sa che una grande parte della popolazione, ricca, vive accanto alle favelas e altri luoghi fantasma, dove vige la legge del più forte tra i narcotrafficanti che non hanno nulla da perdere e dove persino la polizia non osa entrare. I soldi pubblici, spesso utilizzati per finanziare progetti di welfare, non vengono investiti per migliorare tali situazioni, che restano dunque sconosciute e rigettate dai più. L’accusa, mossa dall’ONU, è che in vista delle Olimpiadi del 2016 a Rio de Janeiro la polizia stia compiendo un’operazione di «pulizia«.

A causa della diffusione di droga anche tra i minori e della mancata registrazione di questi nei registri dell’anagrafe, le forze dell’ordine stanno letteralmente uccidendo i “meninos de rua”, i minorenni che vivono per strada, per poter dare una buona immagine del Paese agli osservatori internazionali. Il governo sostiene che ciò non sia vero e che anzi nello Stato di Rio gli omicidi dei minori sia diminuito negli ultimi quindici anni. Ma è molto probabile che i dati, vista l’inaccessibilità del mondo delle favelas, siano truccati.

Le stragi di bambini in Brasile non sono una novità. Ma abbiamo ricevuto informazioni concrete sul fatto che ora si tratta di un modo di “migliorare l’aspetto” del proprio territorio per poter ricevere manifestazioni internazionali

Sara Oviedo, consulente ecuadoregna ONU

Ciononostante, il governo è troppo ricco e potente per poter essere mal visto dagli occhi della società internazionale, ed è dunque per questo che si spera in un guizzo di bontà nella coscienza dei vertici governativi per poter risolvere dall’alto tutte le situazioni che stanno determinando quella che oramai non è altro che una sconfitta sociale.