Negli ultimi mesi Roma è stata la protagonista della cronaca italiana. Dai fatti di Mafia Capitale si passa per gli scandali in Vaticano, fino ai contestatissimi funerali dei Casamonica, la capitale ha fatto parlare di se in tutto il mondo.
Ma nonostante l’eco mediatico che le due problematiche sopracitate possano aver avuto a livello internazionale, ciò che ha veramente sconvolto l’assetto politico capitolino ed italiano è stato il discusso “Caso marino”.
Era l’8 ottobre quando il sindaco romano rassegnò le sue dimissioni. Nella sua lettera “il chirurgo” afferma di averlo fatto per il bene della popolazione romana: “ho molto riflettuto prima di assumere la mia decisione. L’ho fatto avendo come unica stella polare l’interesse della Capitale d’Italia, della mia città.”
Segue poi riportando gli obiettivi raggiunti durante i suoi due anni di mandato, rimarcando l’intenzione di volere rifondare politicamente la sua città e tuona su quelli che vedono le sue dimissioni come il risultato dello scandalo degli scontrini e le cene pagate con soldi pubblici: “Nessuno pensi o dica che lo faccio come segnale di debolezza o addirittura di ammissione di colpa per questa squallida e manipolata polemica sulle spese di rappresentanza e i relativi scontrini successivamente alla mia decisione di pubblicarli sul sito del Comune. Chi volesse leggerle in questo modo è in cattiva fede. Ma con loro non vale la pena di discutere.”
Sicuramente la gestione mediatica del sindaco romano riguardo alla questione non è stata delle migliori. Il fatto di negare ogni tipo di accusa prima e la restituzione dei famosi 20.000€ dopo non ha fornito un’immagine solida agli occhi dell’opinione pubblica.
In secondo luogo anche la polemica con Papa Francesco non ha facilitato la sua permanenza. Gli attriti con il papa iniziano molto prima del discusso viaggio a Philadelphia, in occasione dell Eight World Meeting of Families , infatti Marino si è sempre dichiarato favorevole alle unioni civili tra omosessuali.
Il motivo centrale, comunque, sembra essere il rapporto con il suo partito. Lasciato solo dal PD romano, anche Matteo Renzi non aveva espresso il suo appoggio al sindaco. In un incontro con Matteo Orfini, i due avrebbero deciso di stroncarlo dal suo incarico. La situazione è poi precipitata quando anche il Vicesindaco, l’assessore ai trasporti e l’assessore al turismo hanno dato le dimissioni, la seguente mozione di sfiducia presentata da 25 membri del PD, ha messo Marino con le spalle al muro.
“Il chirurgo”, ufficializzando il 12 ottobre le sue dimissioni, avrebbe avuto un ulteriore mese per ripensarci e ritrarle. Così è stato, il 29 ottobre Marino torna ad essere sindaco di Roma. Lo fa andando contro il suo partito, aprendo così un duro scontro con l’attuale presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Risale pochi giorni fa, infatti, la dichiarazione del premier riguardo a Marino, in cui ha definito fallimentari i suoi anni di mandato: “chi fallisce la prova dell’amministrazione si rifugia nella cerimonia di addio, vibrante denuncia di un presunto complotto, con tono finto nobile e vero patetico.”
Infatti Marino ha più volte detto di essere stato vittima di un complotto architettato da Renzi per mettere come sindaco di Roma una persona a lui fidata, ottenendo così il controllo della capitale.
La risposta comunque non si è fatta attendere, tramite Facebook il sindaco romano ha replicato l’affondo di Renzi: “Il Presidente del Consiglio potrebbe e dovrebbe esercitare maggiore rispetto, continua a dire ‘basta polemiche’, ma poi insiste negli insulti e nelle provocazioni. Non si rende conto, o forse non gli interessa, che insultando me insulta le centinaia di migliaia di cittadini che mi hanno scelto come sindaco prima alle primarie, poi al primo turno ed infine al ballottaggio”.
“Sono certo che il nostro operato abbia con fatica raggiunto l’obiettivo di ripristinare legalità e trasparenza”. In questi termini Marino ricomincia il suo mandato da Primo Cittadino romano. Nella sua lettera di ritiro delle dimissioni si legge anche la sua volontà di continuare a creare un futuro migliore per un città martoriata da troppi scandali.
Ma cosa succederà adesso? I risvolti possibili sono molteplici ed intricatissimi.
La cosa certa è che il premier Renzi è stato più volte perentorio: “Marino deve lasciare” ma per fare ciò servono altri 25 consiglieri comunali pronti a dichiarare la sfiducia.
Tra scandali, cambi di potere e decisioni prese e poi ritirate, l’unica che sembra perdere in questo scontro è proprio la città di Roma. Troppo spesso abbandonata ed incapace di reggere il confronto con altre capitali europee.