La parola democrazia è senza dubbio una delle più belle con le quali ci possiamo riempire la bocca e grazie alla quale ci diciamo con orgoglio civili.
Si tratta di una parola dal sapore antico che abbiamo ereditato dai Greci, composta a sua volta dalle parole démos (popolo) e cràtos (potere), che rimanda pertanto ad un potere che risiede nelle mani del popolo.
Questo potere consiste nella possibilità per il popolo di prendere parte ai meccanismi decisionali attraverso l’espressione di un voto, con il quale ognuno sceglie di esprimere la propria volontà.
Il voto ed il diritto a votare è un’incredibile ricchezza per la nostra società, acquisita nel tempo attraverso numerosi sforzi, lotte e rivendicazioni. Questa preziosa conquista è un diritto che diamo per scontato, ma spesso ci dimentichiamo che non è solo un diritto, ma anche e soprattutto un dovere di ogni cittadino.
Oggi si assiste ad un generale disinteresse nei confronti della politica, che irrimediabilmente si riflette sulla partecipazione cittadina al voto, che in Italia è in calo costante, lasciando sempre più piede alla piaga dell’astensionismo.
Il crescente disinteresse nei confronti della politica e dei suoi meccanismi partecipativi emerge chiaramente da un grafico pubblicato in un documento dell’Istat:
Si può notare come a partire dall’inizio della Repubblica la percentuale di votanti sia andata a calare in modo costante, passando da una percentuale dell’oltre il 90% (meno di un italiano su dieci non è andato a votare) ad un 75% circa (un italiano su quattro ha scelto di non recarsi alle urne).
Ancora più inquietanti sono i dati più recenti qui riportati dal Ministero dell’interno in merito alle elezioni amministrative e regionali del 2015:
Concluse le operazioni di voto. Per le Amministrative ha votato il 64,92% degli elettori, mentre alle Regionali il 53,90%. Nei ballottaggi del 14 giugno la percentuale dei votanti è stata del 47,12%
Ai ballottaggi, momento ultimo e fondamentale per una delineazione politica, solo un cittadino su due ha esercitato il proprio diritto di voto, mentre un individuo su due non ha ottemperato al suo dovere di cittadino.
Sembra quasi che per tutta una serie di fattori ci si sia convinti che la politica sia un qualcosa di slegato dal mondo reale e ad esso completamente alieno, un qualcosa che pertanto non tange in nessun modo la nostra esistenza ed il nostro agire. Pare che ci si sia dimenticati di che cosa sia in realtà la politica, ovvero la forma attraverso la quale una società civile si organizza e si gestisce.
Sono oggi di un valore incommensurabile, e lo saranno ancora domani, le parole del comico italiano Roberto Benigni, pronunciate durante lo spettacolo “La più bella del mondo”, andato in onda sulla rete pubblica nel dicembre 2012:
Non avere interesse per la politica è come non avere interesse per la vita. […] Non ti interessa non solo della tua vita ma della vita di tuo figlio: se andrà a scuola, se avrà un buon insegnamento, se si ammala sarà e curato, se si sposerà, se troverà un lavoro. […] La vita di tuo figlio e della tua; questa è la politica!
Non prendere parte al meccanismo politico e rinunciare ad esercitare il proprio diritto di voto sostenendo che sia qualcosa che non ci riguarda o che sia inutile, è uno dei controsensi più profondi, dato che, credo, abbiano ragione tutti quelli che dicono che “se anche non ti interessi della politica, prima o poi la politica si interesserà di te”.
Se la politica è ciò che permette ed organizza la nostra vita in comune, allora è anche ciò che ci distingue dagli animali, dandoci la possibilità di essere uomini e non bestie. Rinunciare ad essa significa scegliere volontariamente di essere uomini (e donne) incompleti, significa non essere pienamente esseri umani.
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