C’è poco da fare, le persone non sono e non saranno mai numeri. Non è corretto, le persone sono prima di tutto esseri umani. Peccato che questo a volte non venga considerato realtà.

Si parla di tanti numeri, vi sono i numeri del lotto, i disoccupati, i giovani “choosy”, gli immigrati. “Gli immigrati sono troppi, noi non possiamo tenerli tutti, che se ne tornino a casa loro”. Vorrei sapere se le persone che pensano a queste cose sarebbero della stessa idea quando gli inglesi osservano che non vogliono più immigrati di altre nazionalità senza arte né parte a pesare sul loro welfare. No, le cose cambiano. Cambiano sempre quando sono italiani che fuggono, perché in Italia è risaputo i camerieri non esistono più, bisogna andare in Inghilterra per svolgere questa attività.

Foto di Sara Prestianni

Foto di Sara Prestianni

Trovo sacrosanta la mobilità internazionale, ma trovo ancora più sacrosanta l’accoglienza. Un bambino di 8 anni in un barcone, affollatissimo che non vedrà più i genitori nella speranza di un futuro migliore, abbandonato come Mosè nelle acque del Nilo, come gli si può attribuire un numero?

Foto di Sara Prestianni

Foto di Sara Prestianni

Sono stanca di sentire numeri, l’ultima volta che ho sentito di persone e di numeri era durante il nazismo, gli ebrei lo avevano tatuato sul polso, non erano più persone erano numeri. Avevano perso il loro bene più prezioso, l’identità.

In Europa siamo così barbari da aver salvato delle persone dal mare per poi rinchiuderle in “prigioni”, ammassati come se fossero scatolette di latta in un supermercato, del resto occhio non vede cuore non duole, se non vedo che sono in condizioni disumane allora il problema non esiste.

Cornelia Ernst and Malin Bjork at the Lampedusa boat wreck graveyard - GUE/NGL

Cornelia Ernst and Malin Bjork at the Lampedusa boat wreck graveyard – GUE/NGL

Ogni paese dovrebbe prendere parte nell’affrontare il problema e considerare quanto sta succedendo. Se vogliamo guardarci allo specchio e considerarci esseri umani dovremo avere la decenza di discutere il problema e le misure in Europa, e fare dell’Europa una patria per chi ha reale diritto d’asilo. Per accordi di diritto internazionale chi fugge dalle guerre ha il diritto di ricevere asilo da paesi terzi, e noi non possiamo tirarci indietro. Gestire la situazione facendo finta che non esista è quanto di più meschino si possa commettere, non si possono trattare le persone peggio degli animali. Chi affronta un vero e proprio viaggio della speranza in balia delle onde, non meriterebbe un po’ di clemenza da parte di coloro i quali si dichiarano colti e filantropi? Tagliate il velo di ipocrisia che portate sulla faccia e guardatevi allo specchio: Siete davvero umani?