Lo scorso 15 settembre, presso l’Ufficio Stampa del MiBACT, sono stati presentati i 20 nuovi direttori dei principali musei italiani, selezionati da una commissione presieduta dal Direttore della Biennale di Venezia Paolo Baratta, attraverso una procedura pubblica internazionale prevista dalla riforma Franceschini. «Con queste 20 nomine di così grande levatura scientifica internazionale, il sistema museale italiano volta pagina e recupera un ritardo di decenni» ha dichiarato il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini. Si tratta della conclusione di un percorso iniziato un anno fa che punta alla valorizzazione delle strutture museali del nostro Bel Paese. Come egli stesso ha affermato durante la conferenza stampa:

“gli oltre 400 luoghi della cultura statali tra cui gli Uffizi, il Museo di Capodimonte e la Pinacoteca di Brera, erano fino a poco tempo fa uffici diretti da un funzionario alle dipendenze gerarchiche della soprintendenza e del soprintendente senza autonomia contabile, senza potere di firma e senza nessuna capacità decisionale. D’ora in poi, invece, le soprintendenze si occuperanno solo di tutela del territorio, mentre i musei (anche quelli non autonomi) dipenderanno da una Direzione Generale Musei, disponendo di un bilancio, uno statuto, un funzionario delegato, un consiglio di amministrazione e un comitato scientifico, oltre a una propria autonomia fiscale, contabile, amministrativa e gestionale”.

TUTTI I NUMERI DELL’ARTE AL MUSEO

eike schmidtEike Schmidt, nuovo Direttore della Galleria degli Uffizi | artribune.com

La notizia circa la modalità di selezione dei nuovi direttori è stata accolta con grande entusiasmo dalla comunità internazionale, poiché rappresenta un grandissimo punto di svolta alla base di un progetto di modernizzazione del nostro sistema museale. Tra le 1200 persone che hanno fatto domanda, sono stati nominati italiani che hanno lavorato all’estero e stranieri che conoscono profondamente la storia dell’arte italiana. Vediamo insieme i numeri:

20 i direttori

10 gli uomini

10 le donne

50 anni (l’età media)

7 gli stranieri

4 gli italiani tornati dall’estero

3 i tedeschi

2 gli austriaci

1 britannico

1 francese

14 gli storici dell’arte

4 gli archeologi

1 museologo/manager culturale

1 manager culturale

 

PARERI A CONFRONTO

dario-franceschini-e-vittorio-sgarbiDario Franceschini e Vittorio Sgarbi | dago-art.it

La scelta dei direttori stranieri ha scatenato un’accesa polemica all’interno del panorama artistico e politico italiano. Per il critico dell’arte Vittorio Sgarbi, Franceschini “ha mortificato il suo esercito di bravissimi italiani”. D’accordo con quest’ultimo, anche Gianluca Buonanno della Lega Nord, secondo il quale “Franceschini ha dimostrato di essere un nemico dell’italianità dell’arte, mettendo in campo scelte che hanno privilegiato gli stranieri a discapito della competenza e della professionalità degli italiani”.
Ma le critiche arrivano anche dal Movimento 5 Stelle, le cui senatrici si domandano: “Possibile che il ritardo dell’Italia di cui parla Franceschini possa essere colmato solo facendosi colonizzare e affidando le nostre immense risorse artistiche nelle mani di professionisti esteri?”.

Tra le diverse correnti di pensiero, opinioni favorevoli in merito al provvedimento adottato provengono da giovani studenti italiani e artisti di fama internazionale intervistati a Madrid.

Cristina Scibè, Laureata in Scienze per la Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università di Padova e Dottoranda in Arte e Patrimonio presso l’Università di Siviglia afferma: “Abbiamo uno dei patrimoni artistico-culturali più importanti al mondo e ritengo che l’intervento da parte di esperti del settore provenienti da altri paesi dell’Unione Europea, sia solo un punto a favore per un migliore funzionamento delle varie strutture museali. Stesso discorso vale per gli italiani con anni di esperienza all’estero, sperando che portino presto un pò d’aria nuova in un museo di stampo classico, concepito come un semplice contenitore dove si espongono grandi opere d’arte, ma dove manca il coinvolgimento del visitante. Tuttavia, ho un unico appunto da fare circa la scelta dei numerosi storici dell’arte che, a mio parere, non possiedono sufficienti competenze sulla gestione di un museo o sulla modalità di conservazione delle opere, come manager, imprenditori ed esperti della conservazione. Ad ogni modo, spero che i direttori designati trovino il modo di attirare un numero sempre più folto di turisti tramite iniziative capaci di coinvolgere anche i più piccini. Mi auguro, inoltre, che offrano più opportunità di lavoro, anche tramite l’appoggio di associazioni e cooperative, evitando bandi di concorso a livello esclusivamente regionale.

“Ci vogliono più imprenditori e meno storici dell’arte” anche secondo l’artista audiovisiva giapponese Kaoru Katayama, in pianta stabile in Spagna dal 1992. “Non conta la nazionalità, bensì il curriculum e la conoscenza. Anche la Tate Modern di Londra, ad esempio, è stata diretta negli ultimi anni solo da personalità di origine non britannica. Nel caso in questione, sarebbe naturalmente preferibile che gli stranieri avessero comunque una conoscenza approfondita del patrimonio culturale italiano, nonché qualche legame diretto con il territorio”.