“Una porcata”. Così l’aveva definita il suo creatore al momento della nascita. Era il 2005 e la legge numero 270 del 21 dicembre, la legge elettorale Calderoli, veniva già al mondo con la stigmate di essere un pessimo provvedimento.

Tanto perchè nessuno si dimenticasse la sua fama, le venne dato il soprannome di “Porcellum”.

La legge prevedeva liste bloccate, un premio di maggioranza del 55% per il partito più votato, nessun genere di preferenza e soglie di sbarramento che favorivano le grandi coalizioni, sfavorendo i piccoli partiti. Insomma, la sua fama negativa era seguita dai fatti: il Porcellum era davvero una terribile legge elettorale.

Nonostante le polemiche, tra cui i famosi scioperi della fame del parlamentare PD Giacchetti che si privò del cibo nel 2012 per protestare contro la mancata approvazione di una nuova elettorale da parte del Parlamento, e nel 2013 quando venne bocciata la sua proposta di ritornare al precedente sistema di votazioni, il Porcellum sopravvisse fino al 2013, quando la Corte Costituzionale ne decretò l’incostituzionalità.

La consulta si pronunciò con parere contrario alla legge Calderoli dicendo che premio di maggioranza e liste bloccate distorcevano il volere degli elettori. Secondo i giudici infatti, il premio di maggioranza senza soglia minima di voti impone una “illimitata compressione della rappresentatività della rappresentanza parlamentare, incompatibile con i principi costituzionali”, mentre le liste bloccate alterarano “per l’intero complesso dei parlamentari, il rapporto di rappresentanza tra elettori ed eletti e coartano la libertà degli elettori nell’elezione dei propri rappresentanti in Parlamento”.

Da quel momento si aprì una voragine che ogni partito cercò di colmare con la propria proposta. In verità una legge elettorale c’era ancora, l’aveva creata la consulta, eliminando dal Porcellum gli elementi di incostituzionalità. Era un proporzionale puro depurato del premio di maggioranza, ma nessuno sulla scena politica sembrava essersi accorto della sua esistenza. In molti insistevano sull’idea di tornare al Mattarellum, il Movimento 5 Stelle era disposto addirittura ad un accordo con il Partito Democratico per fare approvare il proprio “Democratellum”, ovvero un sistema elettorale proporzionale con collegi intermedi, soglie di sbarramento e soprattutto preferenze positive e negative.

I grillini tentarono un compromesso incontrando Matteo Renzi e co. in due diverse occasioni, ma il Democratellum ebbe vita breve.

Il PD passò quindi alle trattative con Forza Italia e, non senza lunghi travagli, approva il 4 maggio 2015 l’Italicum.

Il nuovo sistema elettorale suddivide il paese in 20 circoscrizioni con 100 collegi plurinominali e non prevede più coalizioni, ma è l’unica lista con più voti ad ottenere il premio di maggioranza e governare da sola, ma solo se raggiunge almeno il 40% dei voti, altrimenti si va al secondo turno, dove chi vince guadagna 340 seggi. è previsto un capolista bloccato, mentre dal secondo eletto funzioneranno le preferenze. Le soglie di sbarramento vivono ancora: accederanno ai seggi solo le liste con più del 3% dei voti.

L’Italicum fu approvato non senza difficoltà con proteste dello stesso partito di maggioranza e l’uscita dall’aula della votazione dei parlamentari pentastellati e di Sinistra Ecologia e Libertà.

Roberto Speranza, capogruppo alla Camera dei Deputati del PD, si dimise dalla carica in segno di contrarietà al provvedimento appena approvato.

In molti sostengono che tra Italicum e Porcellum sussistano troppe similitudini e chiedono a gran voce il ritorno al celeberrimo Mattarellum, una legge che divide il territorio in 475 collegi per la Camera, e in 232 per il Senato. Dopodiché i partiti presentano i loro candidati in ognuno di questi collegi, chi prende la percentuale più alta di voti, conquista il seggio. Il 25% dei seggi viene poi recuperato in modo proporzionale attraverso i «più votati non eletti».

Mark Twain diceva che se votare servisse a qualcosa non ce lo farebbero fare, speriamo si sbagliasse. E speriamo che questa sia la volta buona per gli elettori italiani di contare qualcosa.