Ricollocazione, guerra agli scafisti e hotspot. Sono queste le parole d’ordine emerse dal vertice europeo del 23 settembre 2015.

Ma, se almeno nella teoria, le prime due appaiono di semplice comprensione, la terza risulta tutt’altro che chiara.

Cosa sono gli hotspot tanto celebrati alla fine dell’assemblea Ue?

Gli hotspot saranno dei centri per la rapida identificazione dei migranti basato sulla registrazione e il rilevamento delle impronte digitali, che verranno gestiti dagli stati membri con il supporto dell’ufficio europeo per l’asilo, Frontex ed Europol.

Questo nuovo sistema non servirà solo a permettere un’identificazione molto accelerata rispetto all’attuale dell’identificazione di immigrati e richiedenti asilo, ma avrà benefici anche sul meccanismo di ricollocazione. Le persone che hanno un immediato bisogno di protezione internazionale saranno infatti individuate nello stato membro di arrivo, per poi essere “smistate” in altri stati, dove verrà trattata la loro domanda d’asilo.

Viene così superato il trattato di Dublino che stabilisce che la domanda d’asilo debba essere trattata dallo stato che ha avuto il maggiore ruolo nell’ingresso del richiedente all’interno dell’Unione Europea.

“Il sostegno operativo fornito con il metodo basato sui Hotspots si concentrerà su registrazione, identificazione e rilevamento delle impronte digitali e debriefing dei richiedenti asilo, e sulle operazioni di rimpatrio”.

Così un documento ufficiale dell’Ue spiega come si svolgeranno i lavori all’interno di questi nuovi centri: “Le richieste di asilo saranno trattate più velocemente possibile con l’aiuto delle squadre di supporto dell’EASO. Frontex aiuterà gli Stati membri coordinando il rimpatrio dei migranti irregolari che non necessitano di protezione internazionale. Europol e Eurojust assisteranno lo Stato membro ospitante nelle indagini per smantellare le reti della tratta e del traffico di migranti».

Grecia e Italia sono i paesi che accolgono il maggior numero di migranti giunti dal mare, delle 150 mila persone arrivate nell’Unione Europea del 2105, 74. 049 sono stati infatti accolti dall’Italia e addirittura 75.970 dalla Grecia. Per questo saranno loro le prime a sperimentare gli hotspot: in Italia in «quartier generale sarà Catania, che coordinerà le azioni di quattro porti, Pozzallo, Porto Empedocle e Trapani e quello dell’isola di Lampedusa, ognuna delle quali ospita centri di accoglienza con una capienza di 1500 persone. Entro la fine del 2015 verranno aperti altri due centri: Augusta e Taranto.

Barcone | Politica Italia

Barcone | Politica Italia

In Italia gli hotspot dovrebbero essere operativi secondo il decreto legislativo 142 del 18 agosto 2015.

«In Italia lavorano attualmente 11 esperti di screening e 22 esperti di debriefing di Frontex – continua il rapporto della Commissione europea – Il loro numero e il luogo di assegnazione variano in funzione delle esigenze operative. Frontex fornirà inoltre 12 operatori per il rilevamento delle impronte digitali».

Secondo le parole dei capi di governo usciti dall’ultimo incontro Ue, gli hotspot sembrano essere la manna dal cielo che tutti stavano aspettando per una risoluzione del problema immigrazione che veda tutti gli stati dell’Unione collaborare tra loro. Ma gli hotspot saranno davvero la panacea di tutti i mali?