Più che perduta, siamo una generazione frustrata.

Un pensiero comune a molti giovani, soprattutto dei Paesi del sud Europa, che si trovano ad affrontare le difficoltà e il disagio di non riuscire a trovare quello sbocco lavorativo desiderato e che in poco tempo non sanno più che fare.

Sono le parole di Miriam, psicologa spagnola, emigrata a Edimburgo per cercare lavoro e poi occupata come donna delle pulizie e cameriera nella capitale scozzese.

Quella frase è inserita tra una serie di pensieri di altri giovani, spagnoli, emigrati in cerca di fortuna nel nord Europa. Pensieri silenziosi, sommessi, di chi decide di andare via.

En tierra extraña

A questi emigranti ha dato voce Icíar Bollaín, con il documentario En tierra extraña, presentato nell’ottobre 2014 in Spagna e questo mese in Italia durante il festival di Internazionale a Ferrara, nella rassegna Mondovisioni in tour in molti cinema italiani. La storia di En tierra extraña è quella di migliaia di spagnoli, costretti a emigrare alla ricerca di opportunità.

In cerca di futuro

Sono oltre 5.4 milioni, gli spagnoli disoccupati con un tasso di disoccupazione giovanile oltre il 50%. Di questi, oltre settecentomila sono emigrati all’estero, buona parte verso il nord Europa, in Gran Bretagna o in Germania, Svizzera, o Francia. Circa ventimila si trovano in Scozia, a Edimburgo e su questa realtà si è concentrato il documentario di Icíar Bollaín.

Storie di speranza tradita

Giovani alla ricerca di lavoro, che finiscono per accontentarsi di un’occupazione che richiede meno qualificazione, rispetto a quella acquisita dopo anni di studi.

Oltre a Miriam, c’è Gloria, un’insegnante d’Arte trasferitasi a Edimburgo perché non riusciva a trovare lavoro, poi finita a lavorare come commessa in un negozio. C’è Maria Jose, che ha studiato come ingegnere chimico e che ora lavora nel servizio di pulizia di un albergo.

C’è Sonia che lavora come donna delle pulizie, che avrebbe voluto fare la migrante per scelta a 20 anni, ma si trova a 37 anni, con una figlia piccola e una vita lasciata in Spagna.

Migranti europei

Un tipo di immigrazione diversa rispetto a quella che appare nelle cronache quotidiane, diversa da chi scappa da un altro Paese in guerra o da chi fugge dalla povertà della propria condizione di vita. Diversa solo dalle origine, perché le speranze sono le stesse. Le storie di En tierra extraña sono storie spagnole, europee, che possono ritrovarsi in tanti altri Paesi colpiti duramente dalla crisi.

Storie di giovani che cercano di emergere, nonostante le barriere linguistiche e culturali, come dice anche la regista.

Durante la migrazione bisogna superare la barriera della lingua, trovare delle opportunità capaci di sviluppare posizioni professionali più in linea con la propria preparazione. C’è chi dopo anni ce la fa, altri no e finiscono per smettere di combattere per quello che volevano fare della loro vita.

Per non perdere la speranza

Proprio questa è una delle più grandi paure di chi decide di emigrare e si trova per anni a cercare di emergere. Bollaín sottolinea con le immagini di Melilla, che possono essere prese come esempio per il dramma dell’emigrazione che stiamo vedendo in questo periodo, le enormi differenze che ci sono tra i tipi di persone che migrano in un caso e in un altro.

Come dice il sociologo Joaquín García Roca nel documentario, abbiamo basato il discorso dell’immigrazione sull’idea che ci sono alcuni che sono fuori e altri dentro. Ora che il discorso si rivolge contro di noi, perché sono i nostri figli, i nostri fratelli, o amici ad andare via. Dove vorremmo stare? Dentro o fuori le società che li ospitano?

L’Italia che scappa

Il documentario di Bollaín racconta la fuga della “meglio gioventù” che non interessa solo la Spagna. Anche l’Italia negli anni della crisi, dal 2008, ha conosciuto un forte processo di emigrazione giovanile, che non accenna ad arrestarsi. I numeri pubblicati da uno studio compiuto da Centro Studi Impresa Lavoro su dati Eurostat sono inquietanti: dal 2008 al 2013 gli emigrati italiani sono stati complessivamente 554.727, con una crescita rispetto al 2008 del 55% su base annua. Il 39% di questi italiani sono giovani di età compresa tra i 15 e 34 anni. Anche in questo caso si segnala un trend in rapida crescita: rispetto al 2008 i giovani che hanno scelto di trasferirsi oltre confine sono aumentati del 40%. Le mete preferite anche per gli italiani sono Germania, Regno Unito, Francia e Svizzera.

C’è chi emigra per avventura, chi per trovare un futuro migliore, chi per studio e chi per necessità. Giovani che si trovano costretti a partire verso un altro sogno, abbandonando famiglia e affetti, traditi da loro stessi e dalle loro ambizioni o, come ci ha raccontato la regista Icíar Bollaín, ancora peggio traditi dal proprio Paese e da quel sogno europeo, che li ha prima illusi e poi abbandonati.