Nel nuovo mondo rapido e ultratecnologico, anche la politica non può esimersi dall’incontro con i social network. La grande scienza politica, da millenni appannaggio di oratori e retori di altissima esperienza, sta conoscendo in questi ultimi anni un drastico peggioramento: vuoi per l’onorabilità dei suoi membri, per il registro linguistico utilizzato o per le idee proposte, questo nuovo modo di comunicare subisce il fascino della diffusione su larghissima scala a discapito della sua qualità. Se consideriamo che il discorso scritto ha sicuramente più effetto e meno possibilità manipolatoria della parola, ma maggiore concisione, ne consegue che le idee espresse sono meno articolate e soprattutto esplicabili, rendendo maggiore il rischio di fraintendimenti.
Soprattutto Twitter, il social network degli stati a 160 caratteri, si contraddistingue per la sua forma breve e rapida di comunicare, il che, oltre a provocare spesso delle barbarie a livello grammaticale, impoverisce molto anche il messaggio che si vuole diffondere, giungendo spesso a spostare l’attenzione sulla forma e non sul contenuto.
A partire da Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato Italiano, che utilizza il web per ingaggiare tenzoni personali contro chiunque sia contro la sua visione del mondo (storiche le sue offese contro il rapper Fedez e la ragazzina sovrappeso che cercava di difenderlo), passando per Renzi col famoso hashtag #staisereno, che aveva come scopo quello di svecchiare la politica, fino al populismo conclamato di Salvini, Grillo e Berlusconi, si stanno verificando in realtà un abbassamento del livello di comunicazione e la diffusione di quel fenomeno noto come “analfabetismo funzionale”, di cui soffre secondo le ultime statistiche il 49% della popolazione italiana.
Diventa difficile, cioè, saper comprendere in maniera completa un testo scritto, al di là della lettura tra le righe che diviene quindi un sapere riservato a pochi eletti; l’impoverimento di queste competenze, accompagnato dalle ultime riforme in tema di istruzione (la famosa “Buona Scuola” che riguarda anche alcuni provvedimenti di accorpamento di materie fino ad oggi tenute separate e approfondite singolarmente), avvantaggia, per citare Calvino, “quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere”:
“Terremoto nel Nord Italia… Ci scusiamo per i disagi, ma la Padania si sta staccando. (La prossima volta faremo piu’ piano…)“.
Stefano Venturi, segretario della Lega Nord di Rovato (BS), a proposito del terremoto dell’Emilia Romagna del 2012.
E allora, l’unica soluzione è attestare la mancanza di pudore di certi soggetti, che arrivano a piegare catastrofi e sciagure ai propri interessi pubblici e privati, sperando che le urla e l’isteria collettiva cavalcata dagli sciacalli facciano il loro tempo rapidamente.