2 giugno 2014, re Juan Carlos I abdica; prima che suo figlio venga eletto al trono, mille manifestazioni scuotono la Spagna chiedendo un referendum e la possibilità per il popolo di esprimere la preferenza sull’ordinamento dello Stato.

70mila iscritti. È questo l’ultimo aggiornamento dei membri dell’UMI, Unione Monarchica Italiana, che chiede a gran voce l’addio ad una Italia in mano ai partiti e invoca l’avvento di un Re giusto, una monarchia costituzionale in cui il Parlamento legiferi ma in cui il potere spetti a una figura unica.

Quali le differenze?

La monarchia spagnola dalla sua ascesa all’abdicazione del re ha permesso alla Spagna di compiere totalmente la transizione democratica, a patto però di non rievocare più l’argomento dittatura. Si sono così cancellati con un colpo di spugna più di trent’anni di storia spagnola che solo la Legge della Memoria storica del 2007 ha deciso di far riemergere.

I difetti della monarchia non si fermano qui: al di là delle accuse mosse al re negli ultimi anni di regno –la corruzione, i giochi di potere e soprattutto la famosa foto in compagnia dell’elefante ucciso in un safari in Africa, mentre in terra iberica la crisi scuoteva l’opinione pubblica-, la monarchia ha il grande difetto di non rappresentare, nonostante il suo ruolo più emblematico che decisionale, la pluralità dei cittadini che restano così relegati al ruolo di sudditi.

Re Juan Carlos I con l'elefante, la foto incriminata

Re Juan Carlos I con l’elefante, la foto incriminata

In Italia invece sono sempre più i cittadini che, esasperati dall’eccessiva rappresentanza partitica in Parlamento, richiedono il ritorno di un re di stampo machiavelliano, un Principe illuminato che restauri l’ordine andato perduto, e precisamente della dinastia sabauda nella persona di Amedeo d’Aosta.

Secondo il commissario dell’UMI in Sicilia, Michele Pivetti, la Repubblica oggi è in mano ad una oligarchia che la presenza di un re cancellerebbe, senza considerare il fatto che la monarchia comporta una spesa di un decimo rispetto al mantenimento di un ordinamento repubblicano (come riporta Walter Gianno di Fanpage.it, 10 maggio 2013). Certo questo dipende anche dalle leggi in vigore e dall’establishment che le singole monarchie e repubbliche possono o decidono di adottare volta per volta.

La Monarchia tutela lo Stato ed i suoi cittadini perché non può essere merce di scambio di poltrone come fatto fino ad ora. Il monarca garantisce la governabilità anche in assenza di un governo. La monarchia […] è collante per il popolo. Il Re, infatti, non proviene da un partito politico o non vi ha mai militato. Il Re è il Re punto e basta.

Michele Pivetti, commissario straordinario dell’UMI per la Sicilia

Dunque non esiste una norma unica che garantisca oggettivamente quale delle due forme sia la migliore. Resta una certezza: la Storia di ogni Paese è a sé stante e anche dalla analisi di quest’ultima dipende il giudizio finale che tutti, sudditi e/o cittadini, sono chiamati a dare in qualità di rappresentanti del potere democratico.