In questi giorni è in discussione la proposta di legge in favore della legalizzazione delle droghe, legge partita dall’iniziativa dell’inter-gruppo bipartisan a favore della cannabis ideata dal capogruppo Benedetto della Vedova a cui hanno aderito oltre 100 parlamentari di quasi tutti i partiti politici, portando in parlamento tale proposta di legge.
In seguito alla legge n.59 del 21/02/2006, detta legge Fini-Giovanardi, vi fu un equiparazione tra le droghe leggere (hashish e marijuana) e quelle pesanti (eroina, oppiacei, cocaina, anfetamine ed allucinogeni), scatenando di fatto l’indignazione popolare.
Il consumo e la detenzione delle droghe leggere erano punibili allo stesso modo delle droghe cosiddette pesanti, con condanne per cannabis con reclusione da 6 ai 20 anni.
L’inasprimento delle norme non ha portato al calo dell’utilizzo della suddetta droga, bensì ad incrementarne i consumi. La DNA, Direzione nazionale antimafia, ha dichiarato apertamente all’interno dell’ultima relazione annuale come il quantitativo di droghe leggere che siano riusciti a sequestrare sia almeno 10/20 volte inferiore a quanto consumato, pertanto:
«Si deve ragionevolmente ipotizzare un mercato che vende, approssimativamente, fra 1,5 e 3 milioni di Kg all’anno di cannabis, quantità che soddisfa una domanda di mercato di dimensioni gigantesche. In via esemplificativa, l’indicato quantitativo consente a ciascun cittadino italiano (compresi vecchi e bambini) un consumo di circa 25/50 grammi pro capite (pari a circa 100/200 dosi) all’anno».
Attraverso i dati di EMCDDA, l’osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze emerge che in un sondaggio effettuato su un campione di popolazione compreso tra i 15 ed i 64 anni alla domanda se avessero provato almeno una volta droghe, sulla base di una classifica stilata successivamente l’Italia risulta terza per consumo di cannabis preceduta solamente da Spagna e Danimarca.
Dalle analisi delle acque reflue a Firenze e a Perugia emergono dati sconcertanti vi sono grandi concentrazioni di cannabis, cocaina ed eroina. Pertanto le due sono state additate come capitali italiane della droga. Le due città da sempre apprezzate per il loro patrimonio artistico diventano all’improvviso le cartine tornasole dei traffici di droga.
La legalizzazione delle droghe leggere in altri stati dell’Unione Europea come Spagna e Olanda non ha portato alcun incremento di consumatori, al contrario vi è stato un risparmio per lo Stato che ha potuto convogliare altrove le forze dell’ordine e ha tolto ingenti profitti ai criminali, disciplinando e tassando gli usi della cannabis per i cittadini. Qualora le droghe leggere diventassero legali in Italia aumenterebbero le entrate statali poiché sarebbero tassate egualmente al tabacco ovvero ¾ del prezzo di vendita confluirebbe nelle casse statali.
Se si incrociano questi dati con quelli del prezzo di vendita al dettaglio stimato delle sostanze (per l’hashish 12,4 euro e per la marijuana 10,1 euro al grammo – fonte Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri – relazione annuale al Parlamento 2014 – pagina 52), il mercato dei derivati della cannabis, nella più ottimistica delle ipotesi, supererebbe oggi i 15 miliardi di euro e, nella più pessimistica, supererebbe i 30 miliardi di euro.
Quello che maggiormente mi preme sottolineare è in cosa consista questa proposta di legge e come la legalizzazione non sia un apertura totale agli utilizzi della marijuana. Dal primo articolo di tale proposta viene messo in chiaro che si legalizza la coltivazione per fini ricreativi della cannabis da persone maggiorenni e in certe limitate quantità (5 piante femmina) previa denuncia allo stato delle piante detenute. Sarebbe consentita la coltivazione in forma associata attraverso enti senza fini di lucro nei quali potrebbero associarsi solo maggiorenni residenti in Italia (in numero non superiore a 50 in totale), ai quali verrebbe permesso associarsi solo ad uno di questi enti.
Ai maggiorenni sarebbe consentita la detenzione di 5 grammi innalzabili a 15 grammi per uso proprio presso privato domicilio, non sarebbe consentita né la vendita (possibile la cessione gratuita solo ad altri maggiorenni) né il consumo in luoghi pubblici (quali parchi) né locali di lavoro pubblici o privati. Sarebbe davvero un male per lo stato italiano togliere profitti alla malavita organizzata e ricavare maggiori profitti da un traffico per lo più clandestino? E come direbbe Manzoni nel 5 maggio: “Ai posteri l’ardua (in questo caso non troppo) sentenza!”
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